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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Le macchine
La Linotype è macchina americana che compie da sola il lavoro di sei compositori a mano. Essa è delicatissima ed assai complessa; e lo si capisce subito se si pensa che, sebbene di mole relativamente piccola, risulta di circa novemila pezzi. Il suo lavoro si è quello di comporre a righe intiere (lino-linea, type-tipi o caratteri), fondendo il piombo che viene ad imprimersi su matrici allineate convenientemente dall’operatore mediante congegni ingegnosissimi. È una macchina meravigliosa e indica a quale perfezione sia giunta oggi la meccanica. Si usa specialmente per i giornali quotidiani; sono pochi e meritano veramente molta stima e stipendi speciali gli operai che possono arrivare a lavorarvi bene. La Scuola Tipografica di Alba ne possiede attualmente tre, che oggi costano 300.000 lire: modello 15, modello L e modello 4. Vi lavorano sei allievi; 2 per ciascuna macchina.
La Monotype è come l’ultimo ritrovato per la composizione nell’arte tipografica. Si differenzia dalla Linotype in quanto questa forma i caratteri uno ad uno (mono-uno, type-carattere o tipo). Richiede contemporaneamente due operatori: uno alla tastiera e l’altro alla fonditrice. È di costruzione estera anch’essa, e purtroppo l’Italia deve pagarla a prezzi elevatissimi, specialmente oggi in cui il cambio si trova assai alto. Tuttavia si calcola che oggi l’Italia ne abbia importate un centinaio circa: e le grandi tipografie vi trovano convenienza considerevole, data l’economia in mano d’opera e in caratteri che permette di realizzare.
La Scuola Tipografica di Alba, desiderando che i suoi alunni siano davvero istruiti in tutta l’arte e che la Stampa buona abbia a sua disposizione i mezzi migliori (almeno pari a quelli di cui dispone la cattiva), ne ha acquistata una che è già partita da Londra e che sarà in funzione a metà settembre, a Dio piacendo. Il suo prezzo è di L. 100.000.
Macchine da stampa. La Scuola Tipografica di Alba ne usa attualmente quindici cioè: una Phœnix di costruzione tedesca, robustissima, facile ad azionare, di ottimo risultato. Una Ideale di costruzione nazionale, di molta produzione, formato piccolo, per lavori correnti e particolarmente di uso commerciale. Seguono poi dieci altre macchine di tipo uguale, cioè Optima Nebiolo (Augusta) di Torino, di formato vario e cioè: tre possono stampare un foglio di carta di cm. 50x70; una un foglio di carta di cm.70x100; tre un foglio di carta di cm. 80x115; tre un foglio di carta di cm. 90x130. Le prime sono elegantissime, gioiellini, le ultime sono [di] 100 quintali ciascuna, robustissime, a rotelle coatte, procedono con gravità, diremmo con maestà, di effetto ottimo, precise; quelle di mezzo partecipano dell’eleganza e della robustezza delle antecedenti e sono più usate nella stampa dei lavori di media grandezza. Vi sono poi altre tre macchine dissimili assai: una Rapida di lusso che merita il nome che le fu dato, formato della carta 50x70, viaggiante su rotaie, che le presentano come un cuscino d’olio; un’Export, che sebbene non così robusta, pure per molte ragioni si potrebbe paragonare alle Optime; una Marinoni adatta per manifesti murali e lavori andanti perché, a differenza di tutte le precedenti che sono a macinazione cilindrica, questa è a macinazione piana.
I giovanetti della Scuola Tipografica passano dall’una all’altra e dopo la teoria imparano il maneggio di esse. Sono tutte di poca fatica, essendo provviste di proprio motore che le aziona con precisione.
In complesso queste macchine hanno un valore commerciale di L. 500.000.
La piegatrice, come dice il nome, piega giornali e sedicesimi di libri e possiede l’apparecchio cucitore alla terza piega.
La legatrice cucisce a nastro e con una produzione notevolissima lega libri, registri, opuscoli.
Vi sono poi tutte le altre macchine da legatoria e cioè: tre cucitrici a filo metallico, due occhiellatrici, un tagliacartoni, tre tagliacarte, una pressa ad alta tensione ecc. ecc.
Questo gruppo può rappresentare un capitale di L. 80.000, ed anche più, trattandosi di macchine delle migliori marche, nuove oppure in ottimo stato.
La Scuola Tipografica di Alba non avrebbe potuto attualmente sostenere spese così gravi e tutto si deve alla Divina Provvidenza, che in questo caso si è servita di quell’ottimo fra i paesi della Diocesi che è Benevello, e del suo Arciprete, già venerando d’età eppure giovane di idee, l’amatissimo Cav. Don Brovia Luigi.