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Giacomo Alberione, SSP
Appunti di Teologia Pastorale - II edizione

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In particolare:

a) Osservare la giustizia. – In questo si va qualche volta ed anche frequentemente troppo alla buona: spesso accadono fatti che non si sanno come scusare. A me pare che manchino le virtù naturali: forse perché nell’educazione si insiste piuttosto sulle virtù cristiane e sacerdotali? Ad es.: Perché non si pagano i debiti? si pensa forse che tutti ci debbano regalare quanto ci hanno imprestato? Perché non si restituiscono i libri e gli oggetti presi per qualche tempo? E


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qui notiamo in particolare: quando si sono lasciati debiti al seminario o per libri, o per pensione, o per esenzione dal servizio militare, occorre pensare a pagarli. Quando si è alienata una parte del beneficio, dietro licenza, ma con l’obbligo di reintegrarlo, occorre farlo, secondo le clausole poste dall’autorità legittima. Quando giustamente si teme di non poter soddisfare, occorre guardarsi dal contrarre i debiti, si trattasse pure di un’opera santissima. Prima la giustizia, poi la carità.

E qui si devono aggiungere altre cose. Vi ha pure pericolo di essere negligenti nel mettere in chiaro quanto riguarda legati fiduciari da eseguirsi dopo la morte nostra o altrui; di lasciarsi ammucchiare nelle mani Messe da celebrare, spendendo intanto l’elemosina; di usare dei denari della chiesa o dei sodalizi con speranza, più o meno probabile, di reintegrare, ecc. Oh! quali imbrogli alcune volte non si lasciano agli eredi! e quanti legati non vanno perduti per negligenza! Si tratta qui di obbligazioni gravi di coscienza! Occorre assolutamente tutelare tali legati, non spendere l’altrui, se non in casi eccezionalissimi, non spendere ciò che forse non si avrà...

Giova ancora: tenere separati i denari delle diverse opere pie, le elemosine, i proprii, ecc. Questo si può far in due modi: o procurando di tenere materialmente separati i denari di ciascuna cosa, per es. con tante cassettine, segnate da una scritta; oppure confondere il denaro bensì, ma notando tutto in modo chiaro anche per gli altri che leggeranno, su appositi registri. Ma in questo secondo caso sia ben certo di avere realmente quanto è notato sui registri, perché in morte non accadano inconvenienti.


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b) Elemosina.Posto che si voglia distribuire quanto è superfluo del beneficio, secondo le leggi ecclesiastiche, ovvero quanto è superfluo del proprio, quali regole sarà bene seguire? Ben inteso che si devono in primo luogo osservare le leggi ecclesiastiche: qui solo si danno consigli in ciò che non è compreso da esse.

Se i parenti e specialmente i genitori si trovano in vera necessità, sarà doveroso preferirli agli altri: però il prete non è per essi e perciò non dovrà ritirarseli in casa, se prevede danni o troppo disturbo, specialmente se quelli non fossero di condotta esemplare. Dei disturbi ne causano quasi sempre, per non dire assolutamente sempre.

Vengono in seguito quanti si trovano in maggiore bisogno: Sacerdoti confratelli, poveri del paese, le opere cattoliche, la buona stampa, la chiesa, il seminario, l’ospedale, l’ospizio dei vecchi o dei ragazzi, le opere raccomandate dal Papa e dal Vescovo.

Ho detto sacerdoti confratelli: giacché qualche volta si il caso in cui ve ne siano di infermi o ridotti proprio ad una condizione molto infelice. Chi merita di più l’elemosina del Sacerdote?

Ho notato anche le opere cattoliche e la buona stampa, poiché oggi se ne sente un bisogno larghissimo: che vale, diceva Pio X, edificare tante chiese molto artistiche, erigere istituti, se non li muniamo della difesa della stampa? un tratto di penna di legislatori basterà a sopprimere ogni cosa. Anzi è questo da inculcarsi pure al popolo: che si istituiscano dei legati a questo scopo.4

Ho detto la chiesa, i poveri, l’ospedale, l’ospizio, ecc. e tutti comprendono il perché...


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Ho detto il seminario, poiché è di che usciranno i benefattori: fare la carità ad esso è beneficare indirettamente molti altri.

Ho detto le opere raccomandate dal Papa o dal Vescovo: poiché a quando a quando sorgono bisogni nuovi: per es. l’obolo di S. Pietro,5 l’opera della Propagazione della fede6 e della S. Infanzia,7 l’opera dei Parroci vecchi,8 l’opera del Buon Pastore,9 ecc. Questi bisogni sono segnalati dall’Autorità: noi non abbiamo che a mostrarci docili; sarà doppio merito: ossequio ai Superiori e carità a chi ne ha vera necessità.

Avvertenze: Accade talvolta di veder aggirarsi per i paesi certi cavalieri d’industria, certi scrocconi, ecc... è necessario che il Sacerdote non abbocchi all’amo; le loro lamentele, i loro viaggi da fare, ecc. per lo più sono tante frottole...

Prima di dare elemosine è bene, per quanto è possibile, assicurarsi della bontà di vita e della necessità di chi le chiede. Ciò non è possibile farlo ovunque: ma non sarà difficile compirlo nei piccoli centri. Vedremo in seguito qualcosa circa queste elemosine nelle città.

Non è buon uso quello adottato in certe parrocchie, benché poche, in verità: rinunziare a tutti od in parte ai diritti di stola, perché il beneficio, od il parroco, od entrambi sono ricchi. Costituisce un precedente pericoloso pel successore; e a quali dolorose conseguenze non si va spesso incontro! Sarebbe assai meglio esigere i diritti e servirsene per un’opera buona, che potrebbe anche essere a favore della parrocchia: per es. per un ricovero di vecchi, per un asilo, per un giornale, ecc.

c) Risparmio.Posto che si voglia per giuste


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ragioni adunare del denaro (per previdenza, opera buona, ecc.) quali norme seguire?

Vi sono leggi canoniche: permettono la negoziazione economica per cui si vendono le cose superflue alla vita e si comprano le necessarie; permettono la negoziazione artificiale se solo propria-manu, seclusis scandalo et avaritia;10 proibiscono invece la negoziazione lucrativa, giacché questa assorbe troppo l’energia del sacerdote. Quanto alle azioni e obbligazioni non volendo toccare le leggi ecclesiastiche si può dire: il Sacerdote veda se gli sarebbe occasione di molta preoccupazione, come se trattandosi d’avere parte in una società per l’elettricità dovesse occuparvisi troppo...: in tal caso il bene delle anime glielo vieta. Il Sacerdote veda se il prendervi parte non lo preoccupa, anzi gli affeziona il paese, per es. costituendosi una società per filovie, molino, stradale consorziale, ecc...: in tal caso il bene delle anime lo vuole. Noti però che il suo denaro sia sicuro, le imprese non siano azzardate: meglio un modesto guadagno certo che non un guadagno grande incerto. Quando le proposte sono troppo lucrose v’è assai ragione di sospettare qualche inganno.

È almeno sconveniente che i preti frequentino le fiere ed i mercati, ancorché per proprio conto.

Non è qui il posto di spiegare come, secondo gli ultimi atti della Santa Sede,11 sia proibito ai Sacerdoti di entrare in società economiche in modo da condividerne la responsabilità, pur restando fermo il comando di favorirle e promuoverle, quando sono cattoliche.

Molto convenientemente il Sacerdote potrebbe deporre il proprio denaro presso una cassa rurale, una banca fidata.


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Il Sacerdote può imprestare? Il Sacerdote non dovrebbe mai, a giudizio di uomini gravi, avere debiti o crediti nella propria parrocchia. I creditori ed i debitori molto spesso diventano nemici od occasione di inimicizie. Egli può imprestare, purché vi sia una garanzia sufficiente: ma assai meglio farlo fuori della propria sfera d’azione.

Ogni prete che ha qualche esperienza sa quanto sia pericoloso costituirsi avallo, tutore, ecc. Del resto il sacerdote non è nato per queste cose: i suoi interessi, i suoi guadagni, la sua passione devono essere le anime: ogni altra cura solo quando, e quanto favorisce la salvezza delle anime.

d) Previdenza. – Vi hanno società di previdenza.12 Conviene al Sacerdote entrarvi? Vi sono molti che dicono: cerchiamo con ogni zelo che Gesù Cristo regni nelle anime e non preoccupiamoci dell’avvenire: il Signore non può mancare ai suoi Sacerdoti: quaerite primum regnum Dei et justitiam ejus et haec omnia adiicientur vobis.13 Non entriamo dunque in tali società. Altri rispondono: il Signore provvede, ma vuole pure che ci serviamo dei mezzi umani... Ciascun sacerdote può fare come crede: in generale. Nella diocesi d’Alba vi è però una utilissima Società di mutuo soccorso tra il clero,14 che è specialmente per soccorrere i Sacerdoti che si trovano in gravi condizioni di salute e di sostanze. La quota annuale è di L. 5: il bene che ha già fatto è molto. Quanto ad altre società di previdenza i Vescovi Piemontesi ne fecero alcuni anni or sono una calda raccomandazione. Una parola su alcune:

Società d’istruzione, d’educazione e di mutuo soccorso fra gli insegnanti.15 Raccoglie anzitutto gli


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insegnanti delle scuole pubbliche e private: ma sinora vennero pure accettati indistintamente i Sacerdoti. Ha lo scopo di migliorare le condizioni morali ed economiche dei Soci, specialmente procurando loro una pensione vitalizia. È abbastanza stimata.

Società di previdenza e mutuo soccorso tra gli ecclesiastici eretta in Torino16 (Sede dell’ufficio: Torino, Palazzo Arcivescovile). Ha pure per scopo una pensione vitalizia e riceve solamente i sacerdoti. Ciascuno può chiederne schiarimenti e regolamenti all’Ufficio.

Società d’assicurazione cattolica: Verona.17 Ha due scopi: una pensione vitalizia e l’assicurazione alla vita. Rivolgersi alla direzione.

Vi sono due casi in cui è molto conveniente che un Sacerdote entri in una di tali società:

Quando si sono contratti debiti che si dubita seriamente di poter pagare: tanto più perché nessuno può ripromettersi una vita lunga. È molto conveniente, se non doverosa, l’assicurazione alla vita per una somma sufficiente a soddisfare ogni creditore.

Quando un sacerdote riconosce che per troppo buon cuore! per circostanze speciali, o per altre ragioni non è atto a risparmiare quel tanto di cui abbisognerà in vecchiaia ed intanto non è provveduto altrimenti. Allora molti giudicano prudenza l’assicurarsi una pensione. In altri casi molti ritengono meglio collocare direttamente i denari proprii ad una cassa, ecc.: è vero però che in questo modo, mentre non si perderebbe il capitale in caso di morte, non si avrebbe dall’altra parte un interesse così alto se si vive.

Avvertenza: È conveniente pagare la serva secondo l’uso d’oggi e secondo il lavoro che fa; e tale stipendio


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sarà molto bene darlo ogni due o sei mesi, o almeno ogni anno. Il farci servire gratis, oppure lasciare che si moltiplichino gli stipendi insoddisfatti, è un serio pericolo morale e finanziario, od almeno, in pratica, sconveniente. Lo stesso si dica riguardo agli altri dipendenti, al sacrestano, al Vice-curato: come pure dei bottegai, ecc.18

 




4 Cf Pio X, Ad Andream card. Ferrari, archiepiscopum mediolanensem, et episcopos provinciae ecclesiasticae mediolanensis, pro annuis episcopalibus conferentiis Rhaudi congregatos, 1 julii MCMXI, AAS, III (1911), pp. 475-476.



5 Nel Medioevo per “denaro di San Pietro” si intendeva il canone pagato alla Santa Sede dagli Stati e Signorie postesi sotto la sua protezione. Questo denaro era portato direttamente a Roma e depositato nelle mani dei legati pontifici. In Italia, dopo la spogliazione progressiva dei territori dell’ex Stato Pontificio, l’espressionedenaro di San Pietro” o come fu detto obolo di San Pietro servì a sostituire i mancati proventi o contributi dello Stato alla Chiesa. Col motu proprio del 06.12.1926 l’amministrazione dell’obolo di San Pietro entrò a far parte dell’Amministrazione generale dei beni della Santa Sede. Cf G. Palazzini, Obolo di San Pietro, EC, IX, 1952, pp. 35-36.



6 L’opera è stata fondata da Paolina Jaricot come mezzo di riparazione nazionale della Francia; in seguito, dal 1818, divenne un’associazione per l’aiuto delle missioni estere. Nel 1922 all’associazione venne dato un carattere di universalità; in essa confluirono tutte le varie associazioni che si occupavano di aiuti alle missioni. In Italia fu introdotta dal marchese C. D’Azeglio, che la fece conoscere per mezzo della sua rivista “L’amico d’Italia”. Con il motu proprioRomanorum Pontificum” del 03.05.1922 la sua sede fu trasferita a Roma e furono redatti i nuovi statuti. Cf S. Paventi, Opere Pontificie Missionarie, EC, IX, 1952, pp. 162-164.



7 L’Opera pontificia della Santa Infanzia è stata fondata da mons. C. De Forbin-Janson (1785-1844), vescovo di Nancy. Il primo Consiglio Centrale dell’Opera fu costituito a Parigi il 19.05.1843. Dal 1846 i papi l’hanno arricchita di molti favori spirituali e Pio XI l’ha decorata del titolo di “pontificia”. Pio XII con letteraPraeses consilii” del 04.12.1950 istituì la “Giornata della Santa Infanzia”. Cf S. Paventi, Opera Pontificia della Santa Infanzia, EC, IX, 1952, pp. 164-165.



8 L’“Opera pia dei Parrochi Vecchi od Inabili” ebbe origine con il Breve “Gravissimae calamitates” del 14.05.1828 di Leone XII per provvedere ai parroci bisognosi. Cf Statuto dell’Opera Pia dei Parrochi Vecchi od Inabili, Artigianelli, Torino 1877. In Alba la fondazione è sorta il 26 luglio 1877.



9 Era un’opera diocesana sorta in Alba a favore del seminario e delle vocazioni sacerdotali. Istituita da mons. E. Galletti, vescovo dal 1867 al 1879, l’opera si proponeva di cercare, indirizzare e coltivare vocazioni sacerdotali per il seminario. Cf Il Seminario, bollettino diocesano dedicato a “Opera del Buon Pastore” per le vocazioni sacerdotali, anno XXXVII (1986), numero speciale, p. 8.



10 Di propria mano, esclusi motivi di scandalo o di avarizia.



11 Cf S. Congregatio Consistorialis, De vetita clericis temporali administratione, 18 novembre 1910, CC, 1910, IV, p. 743. Per successive disposizioni del Magistero cf S. Congregatio Consistorialis, De munere consiliarii municipiorum vel provinciarum a sacerdotibus per Italiam suscipiendo, Decretum, AAS, VI (1914), p. 313.



12 In Alba le prime società di mutuo soccorso tra gli operai risalgono al 1850 circa e sono generalmente istituzioni laiche, libere e indipendenti. Cf L. Mac­cario, Le società operaie di Alba 1847-1955. La Società degli Artisti ed Operai, Famija Albeisa, Alba 1973. Gli statuti delle varie società presentavano molte analogie. Un modello di statuto di tali società lo troviamo riferito al comune di Roddi. Cf Statuto della Società di Mutuo Soccorso e Previdenza Economica fra i cittadini d’ambo i sessi del comune di Roddi, Tip. S. Racca, Bra 1891.



13 Lc 12,31: «Cercate piuttosto il regno di Dio e la sua giustizia, e queste cose vi saranno date in aggiunta».



14 La Società di Mutuo Soccorso tra il Clero fu costituita in Alba nel 1893, anno in cui il mondo cattolico celebrava con “straordinaria gioia” il giubileo episcopale di S. S. Leone XIII. Alla prima adunanza generale, presieduta dal vescovo mons. Francesco Giuseppe Re, erano presenti circa 80 sacerdoti e la società contava già 144 soci. Aveva lo scopo di offrire vicendevole aiuto al clero in difficoltà. Cf Verbale di costituzione della Società di Mutuo Soccorso fra gli Ecclesiastici della Diocesi di Alba e della adunanza generale, 2 settembre 1893, in Archivio Storico della Diocesi di Alba.



15 Sorse a Torino nel 1853 sotto la denominazione di “Società di Mutuo Soccorso per gli Insegnanti Primari”, ma accolse successivamente personale scolastico di ogni tipo. Promoveva varie attività tra cui la pubblicazione di libri a basso prezzo e la diffusione di giornali didattici come il “Saggiatore”, “L’Istruttore”, “L’Amico dei maestri”... Cf Statuto organico della Società di Istruzione, di Educazione e di Mutuo Soccorso tra gli Insegnanti, Tip. Scolastica di S. Franco e Figli e Compagni, Torino 1858 e La Società d’Istruzione e di Educazione e di Mutuo Soccorso fra gli Insegnanti, Tip. Camilla e Bertolero, Torino 1884.



16 La Società di Previdenza e Mutuo Soccorso tra gli ecclesiastici fu costituita in Torino con atto notarile 12.11.1880 e riconosciutaEnte Morale” con R. Decreto 27.03.1881. Cf Statuto e Regolamento della Società di Previdenza e Mutuo Soccorso tra gli Ecclesiastici, edizione, Marietti, Torino 1911.



17 L’idea di fondare un’impresa di assicurazione era sorta tra i principali esponenti del mondo cattolico italiano attorno al 1893. Il progetto venne attuato il 28.02.1896 a Verona sotto il patrocinio dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici in Italia. La Società Cattolica di Assicurazione inizialmente copriva solo il ramo grandine e incendi; in un secondo tempo si estese a tutte le forme di assicurazione sulla vita. Cf Società Cattolica di Assicurazione. 60 anni di vita 1896-1956, cenni storici e dati statistici, Scuola Tip. Nigrizia, Verona 1956.



18 Quanto siano datati questi suggerimenti, come altri del genere, lo si comprende facilmente dal confronto con le nuove leggi sindacali e, soprattutto, con la nuova sensibilità alle esigenze della giustizia sociale.




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