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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(12)     VADO AL MIO FINE?

 

       1.o  Il pensiero del fine deve regnare sovrano, unico: tutto il resto per quello. Con questo movente le tentazioni si combattono e si vincono; i beni della terra si considerano rispetto al vantaggio che hanno o che portano in ordine al


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fine. Se la ragione di esistere occupa la mente, si mira sempre lassù. L’uomo di un pensiero è potente, irresistibile; cammina risoluto, franco verso la santità.

       La vita di molti è priva di senso: né cristiana, né umana; vivono, ma non vivono. Pensieri mobili e fluttuanti; capriccio, leggerezza sorprendente; letture frivole, discorsi vani.

       La inconsistenza delle azioni, l’agire a caso secondo le convenienze del momento, l’inutilità della vita, dipendono dal dimenticare il fine. Barche errabonde destinate al naufragio; viaggiatori che tengono la strada opposta alla meta; banderuole ridicole dinanzi agli altri e umilianti innanzi a sé; incoscienti e guidati non dalla ragione, ma dall’istinto e dal piacere come gli animali.

 

      




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