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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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2.o  Dio castigò Adamo ed Eva: li privò della grazia, tolse loro i doni di scienza infusa, integrità, esenzione dal dolore e dalla morte.

       Tuttavia lasciò ancora in loro la fede e la speranza; promise il Redentore; con la grazia attuale li indusse al pentimento; e poi concesse il perdono.

       Ma la famiglia di Adamo subì le conseguenze della colpa del padre. Nasciamo privi di grazia, privi dei doni preternaturali, soggetti a molti mali; cioè col peccato originale. Non è un peccato nostro personale, ma è una privazione, una macchia che ha la famiglia umana, una sozzura che esclude dal cielo, sebbene per esso l’uomo non possa venir condannato all’inferno.

       Siamo minorati, feriti, soggetti all’ignoranza, inclinati al male, deboli nelle tentazioni.

 


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       L’uomo perciò non ha perduto l’intelligenza e la libertà; non è essenzialmente corrotto. Ma ebbe danni nella mente, ed è pigro dalle creature a risalire al Creatore; spesso è più dominato da curiosità che da amore alla verità; dimentica spesso le cose eterne lasciandosi sollecitare dalle cose presenti. E quanti errori! Pregiudizi, oscurità! La volontà è spesso orgogliosamente indipendente; vuole la felicità, ma la cerca dove non è; molto sovente si lascia dominare dalle passioni e dai sentimenti. I sensi esterni spesso calpestano le leggi morali: gli occhi, l’udito, il gusto, la lingua, il tatto. Ed anche più ribelli sono i sensi interni: la immaginazione, il cuore, le passioni, ecc.

 

      




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