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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(65)     I FRUTTI DELLA REDENZIONE

NELL’INDIVIDUO

 

       1.o  La Redenzione di Gesù Cristo è copiosa. Soddisfece per il peccato di Adamo e per i peccati di tutti gli uomini; meritò la grazia per tutti; ed ogni uomo può essere santo unendosi a Gesù Cristo. «Ogni nostra gloria è in Cristo: in cui viviamo, in cui meritiamo; in cui soddisfiamo, facendo frutti degni di penitenza, i quali hanno valore da Lui e da Lui sono presentati al Padre


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e per Lui dal Padre sono accettati» (Conc. Trid.).    I frutti della Redenzione si applicano, però, in diverso modo; e sempre richiedono la nostra cooperazione. Gesù Cristo offre a tutti la Sua Redenzione: in un modo o in un altro; ma la Sua grazia si può rifiutare; e di fatto moltissimi la rifiutano.

       Il peccato originale viene perdonato col Battesimo. Il peccato attuale con la Penitenza. La grazia si riceve in ogni sacramento; e abbondantissima è nella SS. Eucaristia. Aumento di grazia si ha in ogni azione buona, ed in ogni atto di virtù, preghiera, comunicazione con lo Spirito Santo. Per essa si diviene figli di Dio col diritto all’eterna eredità del cielo. Vi sono pure copiosissime grazie attuali; esse ci soccorrono in ogni necessità. Chi prega le ottiene sempre, nel momento opportuno. Abbiamo Gesù con noi, l’intercessione di Maria SS.; l’assistenza degli Angeli custodi; il soccorso dei santi e delle anime purganti. «Dove aveva abbondato il delitto, sovrabbondò la grazia. Il Signore ci diede ogni benedizione in ordine alla vita eterna in Gesù Cristo» (Eph. 1, 3).

       La scienza infusa non ci viene data come ad Adamo. Invece, avremo in Paradiso la visione di Dio, che è scienza anche superiore. Su la terra il cristiano ha, però, il dono della fede per cui conosce le verità rivelate; fra le quali vi sono misteri altissimi. La integrità non ci è restituita ad un tratto;


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ma progressivamente; per la grazia noi domiamo la concupiscenza. Lottiamo e vincendo cresciamo in merito ed in santità.

       Non abbiamo l’esenzione dalle malattie, né dalla morte. Ma Gesù Cristo col suo esempio ci insegnò ad accettarle, e farne strumento di merito e di gloria. Dice S. Paolo: «Ci gloriamo nella tribolazione, sapendo che essa ci fa esercitare la virtù della pazienza» (Rom, 5, 3); così si vince la prova e si spera la vita eterna. Gesù poi è con noi e la sua grazia rende facile quanto è per sé difficile.

       Avremo poi alla fine: integrità, impassibilità, e gloriosa risurrezione con le doti Gesù Cristo uscito dal sepolcro.

       Gesù Cristo con la sua passione ci meritò pure i beni temporali in quanto sono necessari alla eterna salvezza. Questi, difatti, in quanto giovano all’anima, sono vere grazie: per esempio la salute, il nutrimento, il vestito ecc. «E giunto alla perfezione, divenne per tutti quelli che gli sono obbedienti, eterna salute» (Hebr. 5, 9).

 

      




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