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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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(116)     UMILTÀ – III

 

       1.o  La preziosità di questa virtù si deduce pure dai suoi frutti.

       E’ chiave dei divini tesori. Il Signore in tutte le Sue opere mira necessariamente alla Sua gloria: darà quindi i Suoi beni a chi li riconosce come doni Suoi, Glie ne è grato e Glie ne gloria. Egli non può fare diversamente: «Non darò la mia gloria ad altri» (Js.42, 8). «Ai superbi resiste, agli umili le grazie» (Jac. 4, 6). I superbi sono come i monti, l’acqua delle divine grazie non vi si ferma e restano aridi. Gli umili sono come valli in cui le acque si Raccolgono: «Ogni valle sarà colmata e ogni monte sarà abbassato» (Lc. 3, 5). L’umiltà ha, dunque, l’ufficio di inclinare la bontà benefica del Cuore Divino a dare, e di preparare il cuore dell’uomo a ricevere. La bontà di Dio è diffusiva; ma il superbo la ferma, la impedisce; l’umile lascia che si espanda e se ne arricchisce.

 

      




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