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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
2.o L’ozio: «L’ozio è padre dei vizi» (Eccli. 33, 29). Chi si applica con generosità all’adempimento dei doveri ed uffici, si libera da molti pericoli. A tentare chi è occupato non bastano cento diavoli; a tentare chi è ozioso basta uno solo. Infatti l’ozioso facilmente fantastica, legge libri e giornali leggeri, fa lunghe visite, conversa con persone pericolose, il cuore dell’ozioso si abbandona ad affetti sensibili, l’anima sua è aperta a tutte le impressioni, e i suoi sensi acquistano prepotenza. Nel lavoro invece la mente è occupata da pensieri serii, il cuore è rivolto ad ottenere quanto occorre, le energie sono spese in cose buone; mentre la moltiplicità delle occupazioni assorbe tutto il tempo. Le tentazioni assalgono tutti. S. Girolamo se
ne lamentava quando diceva che nella stessa solitudine, sotto la sferza di un sole ardente, nella povertà della spelonca, si sentiva trasportare con la fantasia nelle delizie di Roma. Egli raccomanda di cacciar subito queste immaginazioni al loro sorgere:
«Uccidi il nemico finché è piccolo, nequitia, ne zizania crescat, elidatur in semine»1. Diversamente essa prende possesso di tutta l’anima; e questa, prima tempio della SS. Trinità, diviene covo di demoni: «Affinché dove ha albergato la Trinità non saltino i demoni e nidifichino le sirene».