Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
(146) INFANZIA DEL MAESTRO
1.o Il desiderio della gloria del Padre e della nostra salvezza eterna guida Gesù Cristo in ogni Sua azione, fin dall’infanzia.
Il Figlio di Dio si fece uomo per offrirsi ostia di pace e di amore. «Non hai voluto offerte e sacrifici (Hebr. 8, 9), mi hai invece formato un corpo (Hebr. 10, 5). Allora ho detto: ecco, vengo!» (Hebr. 8, 9), scrive S. Paolo agli Ebrei. Dio non era più soddisfatto per le antiche offerte e sacrifici legali, perciò il Padre preparò al Figlio un corpo ed il Figlio esclamò: «ecco che io vengo» (Hebr. 8, 9), (Ps. 39, 8). Ed ecco il giorno in cui viene: è presentato al tempio per essere offerto al Signore (Lc. 2, 22).
Per gli altri bambini la presentazione al Tempio era una cerimonia legale; per Gesù Cristo una offerta vera, voluta, ufficiale; senza riscatto. Egli era la vera ed unica ostia, il Sacerdote eterno. Un’ostia vivente, ragionevole, perfetta, umano-divina: un sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech. Egli è il santo di Dio, «il Cristo di Dio» (I Cor. 3, 23). Anche noi ci siamo dati a Dio nel Battesimo; e nella Cresima lo Spirito Santo ha preso più pieno possesso di noi; e nella Comunione Gesù Cristo ci fa Suoi: «Rimane
in me ed io in lui» (Jo. 6, 57). Se ci fossero i voti? il sacerdozio? Io sono di Cristo, «voi siete di Cristo» (I Cor. 3, 23). Osservo questa donazione e questa conservazione? Le rispetto e mantengo?