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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - I

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2.o  A chi obbedisce Gesù? A due creature; molto sante, ma sempre Sue creature, soggette ad errare. Sono infinitamente inferiori a Lui. Mentre spesso avviene che gli stessi superiori sono messi sotto i piedi dai sudditi.

       Per quanto tempo ubbidisce? Per trent’anni, cioè fino a quando rimase nella casa materna. Egli aveva l’uso di ragione dalla concezione; quindi da allora si assoggettò. E nella vita pubblica? fino alla morte. Obbedì a Caifa, a Pilato, ai carnefici che Gli imponevano di stendersi


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sulla croce: non ebbe mai un segno di opposizione.

       Perché obbedisce? Un solo motivo: far la volontà del Padre Suo Celeste: «Faccio sempre ciò che piace al Padre mio» (Jo. 8, 29). Non perché Maria e Giuseppe erano santi: ma perché esprimevano la volontà di Dio. E’ questa la ragione per cui dobbiamo obbedire, non perché i superiori siano sapienti, buoni, anziani, utili a noi. Dice S. Pietro: «Siate soggetti per riguardo a Dio ad ogni creatura; sia al re come al superiore di tutti, sia ai presidi come mandati da lui per far vendetta dei malfattori, e per onorare i buoni. Perché tale è la volontà di Dio... (I Petr. 2, 13-15). Servi, siate soggetti con ogni timore ai padroni, non solo ai buoni e modesti, ma anche agli indiscreti» (I Petr. 2, 18).

 

      




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