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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - I IntraText CT - Lettura del testo |
2.o b) La santità della vita. Nulla Gesù insegnava che prima non avesse praticato. E tanto è legge la Sua parola quanto la Sua vita. Poteva ben sfidare i Suoi avversari: «Chi potrà convincermi di peccato?» (Jo. 8, 46), e dichiarare: «Imparate da me» (Mt. 11, 29). E se insegnava ad amare il prossimo, Egli ce ne dà l’esempio: «Come io vi ho amati» (Jo. 13, 34).
c) La virtù divina: si mostrò specialmente con leggere nei cuori, con i molti miracoli, con le profezie. «Egli compie molti prodigi» (Jo. 11, 47), dovettero ammettere, loro malgrado, i Suoi nemici. Perciò poteva conchiudere: «Se non volete credere alle mie parole, credete almeno alle mie opere» (Jo. 10, 38).
d) La costanza. Ebbe una resistenza unica alla fatica. Dedicava il giorno alla predicazione e la notte, spesso, all’orazione. Tre anni di vita pubblica: ma sono densissimi di opere come risulta dagli evangeli; e per di più moltissime cose non furono scritte, come nota S. Giovanni. Si affaticava: «faticatus»; a Lui e agli apostoli ricorrevano le turbe tanto che «E non avevano neppure il posto per mangiare» (Mc. 6, 31).
Perseverò: nonostante l’ignoranza del popolo e degli stessi apostoli. Nonostante l’opposizione dei parenti che Lo credettero pazzo. Nonostante l’invidia dei dottori e sacerdoti dell’antica legge, come la riscontrò lo stesso Pietro[Pilato]: «Sapeva infatti che Lo avevano accusato per invidia» (Mt. 21, 18).
e) La preghiera. La Sua orazione era umile, fiduciosa, perseverante. Il Padre Lo esaudiva sempre per i grandi Suoi meriti: «Io sapevo che sempre mi ascolti...» (Jo. 11, 42).