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Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - II IntraText CT - Lettura del testo |
(246) LA PENITENZA – III
1.o La penitenza come virtù è una disposizione che ci inclina ad un continuo rinnovamento
della nostra vita. L'uomo, riflettendo su se stesso, si trova difettoso, peccatore, imperfetto; si riprende, si alza, concepisce un alto ideale di perfezione, e si rimette al lavoro.
Due elementi entrano in questa vita soprannaturale e morale: detestazione del peccato commesso, perché offesa di Dio; e proposito di soddisfare e correggere. Giobbe diceva: «Ho parlato da stolto; perciò mi dolgo e faccio penitenza» (Job. 42, 3-6). Ezechiele avverte: «Convertitevi e fate penitenza di tutte le vostre iniquità... e formatevi un cuore nuovo ed uno spirito nuovo» (Ez. 18, 30).
Abbraccia perciò tutto l'uomo: la mente perché importa un cambiamento di pensiero; la volontà poiché si tratta di far ciò che prima si è lasciato e di lasciare ciò che prima si è fatto; il cuore che cercherà Dio, a cui prima si sono voltate le spalle, e si detesteranno quelle soddisfazioni e creature che prima si sono cercate.