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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - II

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2.o Ecco i prodigi e i segni da cui si doveva riconoscere il Messia: «In quel tempo Giovanni, avendo udite nella prigione le opere del Cristo, mandò due dei suoi discepoli a dirGli: Sei Tu quello che ha da venire o dobbiamo aspettare un altro? Gesù rispose loro: Andate a riferire

 


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a Giovanni quel che udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella; ed è beato chi non si sarà scandalizzato di me. Partiti quelli, Gesù cominciò a parlare di Giovanni alle turbe e a dire: Che siete andati a vedere nel deserto? una canna agitata dal vento? Ma che siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che portano delle morbide vesti stanno alle corti dei re. Ma che siete andati a vedere? un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco. io mando innanzi a te il mio Angelo, per preparare la tua via innanzi a te» (Mt, 1l, 2-10). E Gesù Cristo dichiara che il Battista era l'angelo, il nunzio che L'aveva preceduto secondo Isaia.

     Tuttavia, moltissimi connazionali di Gesù non Lo vollero riconoscere neppure per i prodigi, ma quelli che Lo riconobbero divennero figli di Dio, in Cristo.

     Non tutti gli uomini, anche oggi, accettano la dottrina la morale, i sacramenti, il Vangelo di Gesù Cristo. Egli è pur sempre il segno di contraddizione: gli umili accolgono il regno di Dio come bambini, con semplicità; i superbi non hanno il dono della fede.

 

    




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