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Giacomo Alberione, SSP
Brevi meditazioni - II

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(335)     DOMENICA XV DOPO PENTECOSTE

 

     1.o La morte è privazione di vita. Il corpo muore se privato dell'anima che è la sua vita; l’anima cristiana muore per il peccato, perché privata della grazia che è la sua vita soprannaturale. Gesù Cristo risusciterà tutti nel giorno del giudizio. Gesù Cristo richiama alla vita l'anima in peccato e ridona la grazia. Come la morte corporale è figura della morte spirituale; così la risurrezione del corpo è figura della risurrezione soprannaturale.

     Dice il Vangelo: «In quel tempo avvenne che Gesù andasse ad una città chiamata Naim:

 


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e i Suoi discepoli ed una gran folla andava con Lui. E quando fu vicino alla porta della città, ecco che era portato al sepolcro uno che era figlio unico di sua madre, e questa era vedova; e con lei v'era molto popolo della città. E il Signore, vedutala, ne ebbe compassione e le disse: Non piangere! E accostatosi, toccò la bara. I portatori si fermarono. Ed Egli disse: Giovanetto, te lo dico io, lèvati! E il morto si alzò a sedere e cominciò a parlare. E lo rese alla madre. E tutti, invasi da sbigottimento, glorificarono Dio esclamando: Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il Suo popolo» (Lc. 7, 11-16).

 

    




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