Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Brevi meditazioni - II IntraText CT - Lettura del testo |
2.o Nel Purgatorio le anime soffrono una pena detta del danno: sono private della visione di Dio. L'anima ha una naturale tendenza a Dio. È assetata di verità, di giustizia, di amore; e Dio è la stessa verità, la stessa giustizia, l'amore infinito. Ma essendo impura viene da Dio scacciata da sè. Lo stato di grazia, nell'elevazione all'ordine soprannaturale, aumenta questa sete dell’anima, che acquista desideri accesissimi; ma Dio la vede macchiata e la tiene lontana. L’anima stessa sente una mestizia e tristezza profondissima dei suoi peccati, d'aver disgustato un tal Dio, Padre così amante. Pensare che si è contribuito alle pene, alle agonie, alla corona di spine di Gesù sarà per l'anima uno strazio indicibile: così il dolore e l'amore assieme, getteranno nell'anima una melanconia opprimente. Un esempio l'abbiamo negli Ebrei, esuli a Babilonia che sospiravano Gerusalemme: «super flumina Babilonis illic sedimus et flevimus cum recordaremur
Sion. In salicibus in medio eius suspendimus organa nostra...».1
È la pena dello spirito pensando: quanto poco bastava per liberarsi dal Purgatorio, se avessero voluto; e come la SS. Vergine, i Santi, molte anime forse meno fornite di doni sono già al Cielo... Penserà che con un po’ più di fervore, l'anima avrebbe potuto procurarsi la felice condizione di passare dal letto di morte al Cielo.
Pena del senso. La minima pena del Purgatorio è maggiore della pena anche massima della terra.