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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
[La forza del cuore]
La forza della donna non istà nella sua intelligenza, ma nel suo cuore: vorrei dire con un autore moderno, nella sua debolezza, nel suo spirito, nella sua bellezza, posta a servizio del suo cuore.
Nell’uomo il cuore è metà del suo essere, nella donna è tutto: più superficiale nel resto, scrisse De Bonald,1 la donna è più profonda nell’amore. – L’amore non ha che episodi nella vita dell’uomo, mentre nella donna è la storia della vita intiera: così scrisse la Staël,2 con forse qualche esagerazione. Ma certo si è che nella donna predomina il cuore e lo si vede dalla sua tenerezza, soavità, spirito di sacrifizio, delicatezza, intuizione. Osservate l’affetto di una figlia verso il padre o la madre: l’affetto
di una sposa per lo sposo, ancorché ruvido e non curante: l’affetto d’una sorella pei fratelli ancorché sprezzanti: l’affetto d’una madre pei figli ancorché ingrati: sono prove del gran cuore della donna.
Ora: alla forza si resiste colla forza, e trionfa il più forte; dinanzi all’intelligenza si usa il raziocinio e si vince da chi ha migliori argomenti e logica più stringente. Così fra due cuori il trionfo è del più grande: e tra l’uomo e la donna questa prevale. La donna non ragiona il proprio ideale, ma l’intuisce e, fattolo suo, l’ama con tutto il suo essere e vi tende con tutte le sue forze, lo sostiene appassionatamente3 di fronte all’uomo.
Lo sostiene colla debolezza. Cosa ben meravigliosa! Quanto più un essere è debole, altrettanto più forte sarà la sua preghiera. Se il povero è più povero, ha maggior efficacia presso il ricco: se il bambino è più piccolo, più facilmente disarma anche il mostro di crudeltà. E questa è la forza della donna: essa è regina sinché prega innanzi all’uomo, quando volesse comandare o ragionare il suo impero si sfascierebbe.
E questa preghiera non solo ella adopera innanzi all’uomo per rafforzare i suoi desideri: ma specialmente innanzi a Dio. Ella prega per l’uomo: ella prega colla confidenza d’un bambino: ella prega coll’umiltà del povero: ella
prega colla costanza spesso di un martire. Prega e Dio l’esaudisce. Ora, chi non sa che la preghiera è onnipotente presso il cuore di Dio? Chi non sa che Dio dà tutto a chi prega bene? Ed ecco la donna che per la sua debolezza diventa forte della fortezza di Dio: ed ecco che la donna vince perché ha con sé Dio.
La donna sostiene il suo impero colla bellezza: bellezza che cresce nella virtù, nella modestia, nel pudore. Nell’Ecclesiastico è scritto: «Per causa della bellezza della donna molti sono traboccati nella perdizione: lo sguardo d’una donna avvenente, ma priva di virtù, abbrucia come il fuoco».4 E, d’altra parte, la bellezza unita alla virtù, muove il cuore dell’uomo, l’inclina verso di lei: ma non lo guadagna che per innalzarlo verso il Signore.
Lo sostiene col suo spirito: l’uomo considera le cose, astrae, generalizza; la donna tutto analizza, rende vivente tutto. La donna sente Dio, la virtù, quanto vi ha di bello e di buono: e nel sentire ama, e nell’amare comunica con persuasione, e persuadendo comunica un’unzione tutta particolare del suo cuore. E l’uomo ne resta dominato, direi, spesso incantato.
Lo sostiene col sacrificio: ma sacrificio che si compie in mille cose minute, che l’uomo sovente disprezza.
La donna per compire la sua sublime missione ha a suo servizio amorose sollecitudini,
esortazioni forti e dolci, rimproveri pieni di tenera soavità, preghiere condite di lacrime cocenti, sguardi che sono una rivelazione, una ispirazione, una intuizione, una suggestione e sorrisi incantevoli, un po’ di tutto questo insieme: e con tali mezzi previene cadute, rialza chi è inciampato, sprona al bene!
Osservate a quante cose arriva una donna, come nulla le sfugge, come tutto prevede, dispone. È questo un fatto troppo frequente per essere sufficientemente stimato: ma pure verissimo. Ben difficile è capire le tenerezze d’una sorella, i riguardi delicati e minuti d’una sposa, le sollecitudini continue e finissime d’una madre. Non risparmia fatiche, veglie, privazioni, sangue, vita: e soffrendo gode di soffrire, e morendo gode di consumarsi, pur di ottenere quanto vuole. E l’uomo rimane vinto, cade ai suoi piedi, si arrende e dice: «chiedi quanto vuoi, comanda».