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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
Art. I - Apostolato della preghiera
Non vi ha dubbio: questo è il più facile ed il più efficace tra i diversi apostolati.
È il più facile: poiché chi vi ha mai che non possa pregare? Dal bambino che incomincia a balbettare il nome santo di Gesù, sino al vecchio cadente, che non ha più che un fil di voce, tutti possono mormorare una preghiera. Una santa messa, una comunione, un santo rosario,
una novena, una visita al Ss. Sacramento, sono cose molto facili. – Ma io ho tante occupazioni lungo il giorno! dirà una donna. Ebbene, sia pure; ma vi furono tante sante anime che anche tra le faccenduole domestiche, anche nel recarsi o tornare dal lavoro, anche tra il frastuono assordante delle macchine, anche nel campo sotto la sferza del sole sapevano pregare, se non in altro modo, almeno con frequenti giaculatorie. Di quante buone fanciulle sappiamo che, mentre pascolavano il gregge, leggevano libri di preghiere, facevano scorrere la corona, s’inginocchiavano presso una pianta per far orazione!
Che se pure il lavoro fosse incalzante, delicato, difficile, chi potrebbe impedire che almeno lo si offerisca al Signore, lo si compia volentieri, lo si santifichi con la retta intenzione? Orbene: un lavoro fatto in questo modo non è una continua preghiera? Qui vale il detto: Chi lavora, prega. – Vi ha di più. Lo stesso infermo che giace nel suo letto, oppresso da gravi dolori, può fare la più efficace delle preghiere; i patimenti, le croci, le mortificazioni, le contraddizioni sofferte con rassegnazione alla volontà di Dio valgono assai per attirarci le divine benedizioni. È noto il detto: È bene pregare, faticare1 è ancor meglio, ottimo il soffrire.
È l’apostolato più efficace: la conversione e la santificazione delle anime è opera di grazia
più che di ragionamenti e di industrie umane: lo dichiarano altamente la Scrittura, la tradizione costante, la teologia, la pratica dei santi. Non può fallire la promessa giurata da Gesù Cristo: In verità, in verità vi dico che tutto ciò che chiederete al Padre, in mio nome, ve lo concederà.2 Ed appoggiato a questa divina promessa, san Paolo inculcava a tutti questo nobilissimo apostolato della preghiera: Vi scongiuro di offrire preghiere per tutti gli uomini.3 – Nulla sfugge alla potenza di esso: né la conversione dei peccatori, né l’infervoramento dei tiepidi, né il ritorno degli eretici e scismatici, né la perseveranza dei giusti, né la predicazione agli infedeli, né la buona morte degli agonizzanti, né gli accrescimenti e prosperità della Chiesa, né il trionfo della Santa Sede, né il perfezionamento del clero, né la santificazione degli Ordini religiosi, né il sollievo delle anime purganti. – Vere benefattrici occulte dell’umanità sono le anime apostole colla preghiera: esse partecipano a quella vita divina che Gesù conduce da secoli nei tabernacoli. E che fa egli infatti in quella sacra pisside nelle ore solitarie del giorno, nelle ore silenziose della notte, nel santo sacrificio della santa messa? Egli placa la divina giustizia adirata contro i peccatori. Egli invoca le divine misericordie su tante anime. Egli continua il suo apostolato di salvare il mondo, esercitato un giorno nelle contrade della
Palestina. – Anime veramente benefattrici dell’umanità! non ne ricevono gli applausi, i monumenti: ma il giorno del giudizio universale svelerà tanti segreti, chiarirà tanti misteri, esalterà queste umili apostole.
In quel giorno si vedranno per la prima volta benefattori e beneficati, si guarderanno, si conosceranno: e la gloria dei benefattori sarà tanto più grande quanto più ha tardato.
Anime benefattrici della povera umanità! abbiatevi almeno questa consolazione in terra: Dio ascolta le vostre preghiere, tende l’orecchio ai vostri gemiti, esaudisce le vostre domande. Chi prega per le anime soddisfa ad un ardente desiderio del Cuore di Gesù: e come potrà Gesù non amarlo con un affetto specialissimo e non esaudirlo? D’altra parte sant’Ignazio4 diceva: «Quand’anche, morendo ora, fossi certo della mia salvezza, sarei tuttavia disposto ad arrischiarla rimanendo in vita, pur di poter guadagnar qualche anima». E, poiché qualcuno lo rimproverò di questo come di un’imprudenza, rispose: «E che? è forse Dio un tiranno, che, vedendomi esporre la salvezza per guadagnargli anime, vorrebbe mandarmi all’inferno?».
Ora qual è il modo pratico d’esercitare tale apostolato? In seguito si vedrà l’apostolato della preghiera come organizzazione: qui solo come pratica individuale.