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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
Colla correzione
Un avviso dato a tempo, condito con la dolcezza della carità, avvalorato colla forza di calde esortazioni, può salvare dalla caduta, dalla cattiva via, dalla rovina un’anima. Vi è chi pecca per malizia, ma vi è, tra la gioventù specialmente, chi pecca per ignoranza e per debolezza: una parola, un incoraggiamento potrebbe salvarli. Si possono fare correzioni, oltreché in famiglia, tra i parenti, tra i conoscenti, per via, in chiesa, nelle conversazioni. Talora con una lunga esortazione, più spesso con una parola o un atto di disapprovazione, spessissimo con un’occhiata, con un segno convenzionale, col contegno e persino col semplice silenzio. Non si può stabilire una regola generale su quanto convenga fare nei diversi casi: le circostanze particolari di persona, di luogo, di tempo parleranno da sé e lo zelo ardente farà riflettere e capire la loro voce.
La carità è ingegnosa nel trovar sempre nuovi modi e, come esempio, ne trascrivo qui alcuni, usati da una giovane detta l’Ape ingegnosa, riferiti dal Frassinetti.
Desiderando di fare una correzione ad una sua parente, dalla quale temeva che fosse mal ricevuta, pregò una sua amica che, alla presenza della parente, le facesse una correzione su quella mancanza, come se l’avesse ella stessa commessa: avvisandola però a misurare le parole
in modo di non dir bugia. L’amica la servì giusta21 il suo desiderio; ed ella la ringraziò e le promise che per l’avvenire si sarebbe guardata dal commettere più tali mancanze. La parente, senza sospettare dell’arte, restò edificata della sua umiltà nel ricevere la correzione: e capì frattanto che avrebbe essa pure dovuto emendarsi.
Sapendo che una giovane viveva male, poiché manteneva una cattiva relazione, fingendosi una sua cordialissima amica, le indirizzò una lettera, nella quale le metteva sott’occhio, prima il danno che ne soffriva nella riputazione, tesoro più prezioso che si possa avere al mondo; e poi soprattutto lo stato deplorevole dell’anima sua ed il pericolo grave di eterna perdizione; ma tutto con tanta umiltà, dolcezza ed affezione veramente amichevole da dover far impressione sul cuore più duro.
Conoscendo pure che un giovane, imprudente o maligno che fosse, gironzava22 intorno ad una fanciulla molto semplice, ad insaputa della madre, scrisse un bigliettino a costei: in esso, fingendosi amica di casa, l’avvertiva del pericolo che sovrastava alla figlia. La figlia venne meglio custodita e quegli più non comparve.
Le rincresceva sommamente sentire un suo vicino, che, nel trasporto della collera, strapazzava il santo nome di Dio. Costui aveva
una graziosa figliuolina che toccava appena i cinque anni di età, semplice ed insieme buona. Chiamò a sé questa fanciulletta, promettendole un bel premio se avesse fatto quanto era per dirle. Avutane la promessa, la istruì a cogliere i momenti in cui il padre andava in collera, mettersele innanzi e, colle mani giunte, dirgli: Caro babbo, non bestemmiare il Signore; e ciò facesse finché il padre non si fosse liberato da quel brutto vizio. Che se il padre l’avesse interrogata su chi le avesse insegnato quel modo, gli rispondesse semplicemente: il Signore: difatti parlava a nome di Dio. La fanciullina fece bene la sua parte: ed il padre, vedendosi innanzi quell’angioletto che lo pregava con tanto garbo, si mostrò dapprima commosso, ma tacque. In seguito interrogò la fanciulla perché mai facesse così: Perché così, rispose ella, mi ha detto il Signore! A queste parole la commozione del padre giunse al sommo: il giorno seguente si confessò e promise di emendarsi.
Un modo singolare di correzione era questo: pregare le persone che l’attorniavano di avvertirla dei suoi difetti, assicurando che ne avrebbe avuto piacere. Tali persone a loro volta spesso chiedevano per loro stesse tal favore: ed ella aveva così l’occasione di far tante correzioni e quindi tanto bene.