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Giacomo Alberione Donna associata IntraText CT - Lettura del testo |
Mezzi di educazione - III. Vigilanza
Nostro Signore prendendo a raccontare una parabola disse che in un campo, mentre gli uomini dormivano, venne un nemico e seminò la zizzania10 in mezzo al buon grano. È l’immagine di quanto avverrebbe nel cuore di un giovane senza la sorveglianza dei genitori e più particolarmente della madre: libri e compagni, divertimenti e relazioni presto getterebbero un seme ben diverso da quello seminato colle buone parole e coi buoni esempi.
Quale sorveglianza? Il modo, la qualità, la misura di essa devono venire regolate dal fine dell’educazione: formare delle persone che sappiano vivere da sé, con piena coscienza di quanto fanno. Tutto dunque deve mirare a svolgere il senso morale. Per questo dovrà essere: attenta, continua, universale per vedere tutto; discreta per non essere sempre notata dal figlio, per non esigere troppo, per abituarlo a vivere nel mondo senza essere mondano.
Attenta: cioè quale si porrebbe in un affare del massimo interesse: non preferendo la cura delle cose materiali, dei campi, del negozio,
dell’officina, delle vesti, delle visite, dei divertimenti. Vi è qualche madre che si lagna di non aver tempo: ed intanto consuma un tempo notevole in bagatelle, vanità, passatempi. Ve ne hanno altre che preferiscono andar al lavoro.
Certo che per alcune donne questa è una dura necessità: ma per quanto è possibile lo si eviti: meglio nutrire e vestire i figli alquanto più dimessamente che trascurarne l’educazione. Che se davvero una donna non potrà esimersi dallo stare l’intera giornata fuori di casa, almeno lasci a sorvegliare persone assolutamente morigerate e religiose.
Continua: cioè in ogni luogo: in casa, nell’andare e venire dalla scuola, e dalla chiesa; nel divertimento, nel lavoro, nella preghiera e persino nel dormire. In ogni età: quando sono piccoli e poi fatti più grandicelli: in modo speciale dai tredici ai diciannove anni: in modo specialissimo in quel tempo che corre tra il combinare11 ed il condurre ad effetto il matrimonio.
Universale: vale a dire che ha da estendersi a tutto. Ai compagni che frequentano: e non importa che siano buoni o siano congiunti col vincolo del sangue. Alle relazioni che tengono: fosse pure con le persone di servizio, o che entrano per qualsiasi ragione in casa. Ai libri e giornali che leggono: notando le astuzie dei
giovani, allorché vogliono ingannare i genitori. Ai teatri cui intervengono, ai giuochi cui si danno, alle parole che pronunziano, alle corrispondenze epistolari, al modo onde vestono.
E su questo riguardo non sarà fuor di proposito notare due avvisi. Primo: altro è la ricreazione ed altro è l’ozio: il primo si deve moderatamente concedere, il secondo si deve sempre e assolutamente vietare. Le ricreazioni devono essere occupate; non mai lasciare soverchio riposo; abituare per tempo e gradatamente i figli al lavoro, incominciando da piccole cose. Secondo: la nequizia dei tempi è grande e anche nella scuola può seminarsi la zizzania. La madre farà assai bene se cercherà [di] conoscere i principii religioso-morali dei maestri e se procurerà che venga rispettata la fede dei figli nei modi consentiti dalle leggi.
In ultimo: la donna non dovrà cessare la vigilanza allorché i figli escono di casa. Mettendoli a servizio, sceglierà famiglie irreprensibili in fatto di costumi: mandandoli al lavoro, cercherà opifici o laboratori ove regni il timor di Dio: inviandoli nelle grandi città per gli studi superiori, cercherà un pensionato che dia serie garanzie morali. L’essere il figlio adulto non distrugge il diritto ed il dovere di vigilanza nella madre. Che se non le riuscirà sempre di impedire che giungano all’orecchio del figlio dottrine settarie, parole indecenti, eco del vizio;
potrà però neutralizzarne l’effetto con la preghiera, con l’istruzione cristiana, con esempi buoni, con le pratiche di pietà.
Discreta: ultima condizione della vigilanza. Infatti perché si svolga nel giovane la coscienza della propria responsabilità egli deve sentire che di tutto ha da rendere conto a Dio, che lo vede anche fra le tenebre: deve sentire che egli solo porterà le conseguenze delle proprie azioni. La madre non estenderà quindi la sua vigilanza a cose troppo minute: spesso farà notare che non tanto deve considerarsi il suo sguardo quanto quello di Dio: userà spesso l’arte di vigilare senza venire avvertita: procurerà di sorprendere il figlio all’improvviso. Particolarmente quando s’avvede che qualcosa di insolito e misterioso passa nel cuore del figlio raddoppierà la sua attenzione: e con mille industrie, suggerite dall’amore materno, cercherà di scoprire i segreti e di penetrare nell’animo suo.