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Giacomo Alberione
Donna associata

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Per il culto e per la fede

L’Opera delle chiese povere. – È frutto di spirito di pietà e d’amore verso Gesù sacramentato: è provvidenziale oggi fra tanta ristrettezza di beni, in cui si trova spesso il clero: utilizza tante buone energie, che altrimenti verrebbero consumate in vanità, in bagatelle, in peccati. È infatti una specie d’accordo o di pia unione, tra persone buone, per provvedere tappezzerie, tovaglie, paramenta, calici, ecc. alle chiese povere. Qualche volta si


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fa con collette, con banchi di beneficenza, con libere offerte; altre volte si tiene un laboratorio per riparazioni e pulizia gratuita; più spesso si uniscono questi due mezzi assieme. Si dedicarono a quest’opera per lo più signore e benestanti: le quali andarono così innanzi, nel loro amore al Ss. Sacramento, da ridursi anche a preparare esse medesime il vino e le ostie pel S. Sacrificio.

L’Obolo di San Pietro. – È una provvida istituzione per soccorrere alla gloriosa povertà del pontefice. – Ogni donna pia può essere zelatrice, raccogliendo denaro, per inviarlo poi a Roma, per mezzo del parroco o del vescovo: ma in alcuni luoghi le donne hanno fatto di più: unite in lega tra loro, si sono obbligate a fare un’offerta annua determinata, non solo, ma anche a farsi zelatrici di questa nobilissima opera tra parenti e amiche.

Per le suore povere d’Italia. – È per il soccorso di quegli angeli di carità e di preghiera, che il mondo non conosce o non apprezza. In Italia sono qualche volta ridotte alla più misera condizione: pane scarso, alloggi che non bastano a ripararle dalle intemperie. Tutte le offerte si possono inviare alla direzione della Civiltà Cattolica (Roma - Via Ripetta - 246).27

Opera della Santa Infanzia28 e Opera della Propagazione della fede. – Sostanzialmente queste


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due opere hanno il medesimo scopo: la diffusione della fede tra gli infedeli. Però la prima chiede ai bambini ed ai fanciulli l’offerta di un obolo ogni mese, per i bambini ed i fanciulli pagani: la seconda si rivolge agli adulti e chiede loro l’offerta di un soldo ogni settimana, per gli infedeli adulti.

Le condizioni di questi sono ben infelici: religiosamente, moralmente e materialmente; il soccorrerli è non solo opera cristiana, ma patriottica e umanitaria. Tante suore, ed anche non suore, hanno consecrato tutta la loro vita per essi partendo coi missionari, in qualità di catechiste.

Ma quante altre in Europa partecipano davvero al loro bene, facendosi zelatrici di tali opere!

Ogni anno somme ingenti, sebbene sempre inferiori agli immensi bisogni, giungono ai missionari: sono offerte in massima parte di donne generose, sono frutto delle collette di altre più generose ancora. (Per queste opere le offerte si possono sempre inviare ai Rev.mi Ordinari).

Opera dei francobolli usati. – Sono briciole, che cadono dalla mensa dei ricchi e che, raccolte da mani pietose di donne, vanno a sfamare infelici. Infatti servono al riscatto di schiavi, all’educazione dei catechisti indigeni per le missioni, alla fondazione di villaggi cristiani. La direzione generale dell’opera è nel Belgio (Grande


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Seminario: Liegi): per l’Italia basta rivolgersi a Roma (Collegio Belga, Via del Quirinale).

Per i fiori, per la biancheria, per la pulizia nelle chiese. – Sono piccole unioni di persone pie, che si obbligano per turno a mantenere i fiori freschi nelle chiese, a lavarne e stirarne la biancheria, a scopare il pavimento. Va da sé che generalmente per mantenere i fiori si impegnano di preferenza persone agiate, mentre per le altre cose basteranno pie donne del popolo. Varii sono i nomi con cui si designano queste pie unioni: in qualche luogo furono dette le Domestiche del Ss. Sacramento, in altri le Serve di Gesù, in altri le Guardie nobili del Signore. Poco importa il nome: la pratica ha detto che un’organizzazione semplice, ma governata dalla prudenza, ha sortito consolanti risultati.




27 Era diffusa tra i cattolici italiani l’usanza di offrire «un obolo per le povere monache d’Italia». Ora vi è l’annuale colletta “Pro Orantibus”.



28 Cf. DA 39-40; 79; 108; 115; 327. Fondatore ne fu mons. Ch. De Forbin-Janson (1785-1844), vescovo di Nancy, in Francia. Al ritorno da un viaggio negli Stati Uniti e in Canada (1842) pensò di combattere l’infanticidio nei paesi infedeli. Nel 1842 ebbe a Lione una conversazione con Paolina Jaricot (cf. DA 47) e sembra che allora maturò l’idea di interessare i fanciulli d’Europa alla sorte di quelli cinesi, invitandoli a versare un soldo al mese.






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