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Giacomo Alberione, SSP
Maria Regina degli Apostoli

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FRUTTI

 

          Il Santo Curato d'Ars ricevette un giorno le confidenze di un parroco assai sconfortato. Questi esponeva lo stato spiritualmente desolante della sua parrocchia: il lavoro, i mezzi adoperati per sollevarla; gli insuccessi, anzi il suo continuo e crescente pessimismo, il proposito di abbandonare quel campo sterile. Il Santo, dopo alcune parole di conforto, fece una domanda che gli penetrò l'anima: «Quante volte avete voi digiunato? Vi siete ridotto allo stretto necessario il riposo?... Usate questi mezzi: vi daranno frutto e consolazione».

          Per la redenzione e salvezza delle anime, i patimenti di Gesù erano sufficienti, completi, sovrabbondanti; ma soltanto nel Capo. Mancavano ancora i patimenti di Gesù Cristo nelle Sue mistiche membra, cioè in noi. S. Agostino lo afferma: «Impletae erant omnes, sed in capite; extabant adhuc passiones Christi in membris. Praecessit Christus in capite, sequitur in corpore»2.

          Ed ecco come parla in proposito S. Paolo: «Adimpleo ea quae desunt passionum Christi in carne mea, pro corpore eius, quod est Ecelesia: completo nella mia carne quello che manca

 


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delle sofferenze di Cristo, a vantaggio del Suo corpo che è la Chiesa» (Col. 1, 24).

          Ogni apostolo può dire: questo corpo sono io, perché sono membro di Cristo. E quanto manca alle sofferenze di Cristo devo compierlo in me, per il Suo corpo che è la Chiesa.

          La sofferenza è apostolato possibile a tutti, con la divina grazia.

          E' spesso far di necessità virtù; poiché tutti hanno qualcosa da patire.

          E' apostolato efficacissimo; perché è un associarsi al Divino Paziente, Cristo Gesù.

          E' l'apostolato che distingue il vero apostolo dall'apostolo di nome.

          Il Signore voleva salvare il mondo, ma per mezzo del sacrificio del Figliuolo Suo incarnato. Tutta la vita di Gesù Cristo fu croce e martirio: «Tota vita Christi crux fuit et martyrium».

          La Vergine Lo accompagnò sempre, dal presepio al sepolcro. Il suo martirio fu più lungo, dice S. Alfonso de' Liguori. Le intenzioni, le mire, le disposizioni interne erano simili, anzi le medesime, si identificavano, diremmo, con quelle di Gesù.

 

 




2 “(I patimenti) erano tutti completi, ma nel Capo; mancavano ancora i patimenti di Cristo nelle membra. Cristo ha preceduto nel capo, segue nel corpo”.






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