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Giacomo Alberione, SSP
Maria Regina degli Apostoli

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DUE FRUTTI

 

          Nello zelo vi sono due diversi sentimenti: resistenza ed azione.

          Si resiste al male; si agisce per conseguire il bene.

          Quando qualche male ci minaccia o quando qualcuno si oppone ai nostri desideri, allora si combatte. Quando una persona vuol toglierci un posto od un primato si eccita lo zelo di invidia o gelosia: «Zelus invidiae»; in questo senso Dio si dichiara geloso: «Deus zelotes» (Ex. 20, 5), poiché non vuole né può rinunziare alla Sua gloria: «Gloriam meam alteri non dabo:

 


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Non cederò ad altri la mia gloria» (Is. 42, 8). E se qualcuno Gliela contende, Egli resiste: «Deus superbis resistit: Dio resiste ai superbi» (Iac. 4. 6).

          Si spiega così lo zelo per l'amico. Lo difendiamo contro i mali, come difenderemmo noi stessi. Di qui si comprende lo zelo di Gesù quando vide il Tempio di Dio, Suo Padre, profanato; cacciò quegli indegni dalla casa del Signore. Il Salmista l'aveva predetto: «Zelus domus tuae comedit me: lo zelo della Tua casa mi ha divorato».

          Inoltre: l'azione per il bene dell'amato. Filosofi e teologi convengono nel dire che il vero amore sta nel «velle bonum: voler il bene». Vi è un amore egoistico di cui parla S. Agostino che sarcasticamente scrive: «Non dobbiamo amare gli uomini come sentiamo dire dai golosi: amo i tordi». Perché li amano, li uccidono e li mangiano. Mentre il vero amore si dona, procura il bene, in certi casi sacrifica anche la vita. Un figlio affezionato invece, vuole alla mamma il bene e quanto alla mamma fa piacere.

          Nè può consistere tutto in una sterilità di sentimenti e desideri. Sarà invece operante, fattivo, donativo. Che servirebbe dire: Ti voglio bene, se poi nulla si fa? S. Giovanni ammonisce: «Non diligamus verbo, neque lingua; sed opere et veritate: non amiamo a parole, ma con le opere e realmente».

          Possiamo desiderare qualche bene a Dio, mentre è infinito?... Possiamo desiderarGli la gloria estrinseca, e desiderarla sempre maggiore. Vivere «ad maiorem Dei gloriam»3: ecco la prima fiamma del nostro amore; sale verso Dio

 


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e genera il primo zelo: l'amore di Dio. Ci unisce e fa nostri i desideri di Dio, il Quale «Omnia propter semetipsum operatus est (Dominus)»4, e dell'uomo: «In gloriam meam creavi eum»5. Ecco come la benevolenza diviene beneficenza: «Beneficentia est executio benevolentiae» (S. Tommaso). Ecco il «Gloria in altissimis».

 

 




3 “Per una maggior gloria di Dio”.



4 “Dio ha fatto tutto a motivo di se stesso” (Pr 16,4).



5 “Per la mia gloria l’ho creato” (Is 43,7).






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