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Giacomo Alberione, SSP
Maria Regina degli Apostoli

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A NAZARET

 

          Narra infatti il Vangelo che, «defunto Erode, l'Angelo del Signore apparve a Giuseppe in sogno e gli disse: Alzati e torna nella terra di Israele. Sono morti coloro che volevano uccidere il Bambino. E Giuseppe si alzò, prese con sé il Bambino e la Madre sua e tornò in Palestina. Ma avendo udito che ad Erode era succeduto Archelao nel governo della Giudea, ebbe timore di andare colà. Ed avvertito nel sonno, si ritirò nella Galilea, e stabilì la sua dimora a Nazaret. Così fu adempiuta la profezia. Sarà chiamato Nazareno» (Mt. 2, 20-23).

          La Sacra Famiglia visse colà in silenzio amoroso ed operoso. Unico episodio di quel tempo, narratoci dal Vangelo, è l'andata al Tempio per la Pasqua, lo smarrimento ed il ritrovamento di Gesù. E tale episodio viene conchiuso con le parole brevi ma che valgono molti libri: «E ritornò a Nazaret: ed era sottomesso a Maria ed a Giuseppe. E cresceva in sapienza, età e grazia, presso Dio e presso gli uomini».

          Sui trent'anni della vita privata di Gesù, il S. Vangelo stende quasi un velo, che viene soltanto sollevato nell'episodio di Gesù che a

 


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Gerusalemme dà un improvviso saggio e preannunzio della Sua futura missione.

          Occorre quasi ricostruire, indovinare, su tracce però sicurissime.

          S. Giuseppe è il Santo, l'Operaio, il Padre putativo di Gesù, lo Sposo di Maria SS., il Capo vero della Sacra Famiglia. Maria è la vera Madre di Gesù, la Vergine SS., la Sposa illibata di Giuseppe, Coapostola e Corredentrice degli uomini.

          Gesù è il Figlio di Dio, divenuto vero Figlio di Maria, il Restauratore dell'opera del Padre Creatore e Santificatore, che insegna agli uomini con l'esempio di una vita santissima, in attesa che venga l'ora di ammaestrarli con la parola e ridonare loro, morendo, la vita soprannaturale.

          Contempliamo quelle tre santissime persone in quella casetta che fu il più augusto santuario dell'umanità, sebbene piccola e povera. Quanti Angeli ogni giorno corteggiavano la loro Regina Maria; il loro Dio Gesù; veneravano il santo del silenzio: Giuseppe.

          Là vi era il modello dei fanciulli, dei giovani.

          Là vi erano tre gigli: Giuseppe, Maria ed il più profumato, Gesù. Là si praticavano perfettamente tutti i doveri individuali, tutte le virtù domestico-familiari; tutte le pratiche religiose; tutte le convenienze e i doveri sociali.

          Là tutto semplice, ma distinto per una nobiltà di sentire che si rifletteva in tutto il comportamento.

          Là ogni conversazione era santa; là pienissima concordia; là si realizzava il vero ideale: «Il celeste divenuto tipo del terrestre, vissuto ad immagine di quello».

 




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