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Giacomo Alberione, SSP
Maria Regina degli Apostoli

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ASCOLTARE IL PAPA

 

          La parola di Pio XI su questo punto è chiarissima: «Si deve purtroppo confessare che spesso, troppo spesso, i genitori, anche quelli che si gloriano di essere sinceramente cristiani e cattolici, specialmente nelle classi più elevate e più colte della società, sembra che non sappiano rassegnarsi alla vocazione sacerdotale e religiosa dei loro figli, e non si fanno scrupolo di combattere la divina chiamata con ogni sorta di argomenti, anche con mezzi che possono mettere a repentaglio non la sola vocazione ad uno stato più perfetto, ma la coscienza stessa e l'eterna salute di quelle anime che pur dovrebbero essere loro così care. Il quale deplorevole abuso, come quello già malamente invalso nei secoli passati di costringere invece i figli allo stato ecclesiastico anche senza alcuna vocazione e idoneità, non torna certo ad onore di quelle stesse classi sociali più alte che ora sono così poco rappresentate, generalmente parlando, nelle file del Clero; poiché, se le dissipazioni della vita moderna, le seduzioni che, specie nelle grandi

 


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città, eccitano precocemente le passioni giovanili le scuole in molte regioni così poco favorevoli allo sviluppo di simili vocazioni, sono in molta parte causa e triste spiegazione della scarsità di esse in tali famiglie agiate e signorili, non si può negare che ciò arguisce anche una lacrimevole diminuzione di fede nelle famiglie stesse. Difatti, se si guardassero le cose al lume della fede, quale più alta dignità i genitori cristiani potrebbero desiderare per i loro figli quale ministero più nobile di quello che, abbiamo detto, è degno della venerazione degli uomini e degli Angeli? Una lunga e dolorosa esperienza, poi, insegna che una vocazione tradita (non si creda troppo severa la parola), è fonte di lacrime non solo per i figli, ma anche per gli sconsigliati genitori; e Dio non voglia che tali lacrime siano troppo tardive, da diventare lacrime eterne» (Enc. sul Sacerdozio).

 

          Ma io ho soltanto figlie... – Su questo caso la vostra preghiera sia: che il Signore si degni dare la vocazione ad una di esse.

          I fiori però per la Chiesa si devono curare con diligenti attenzioni, perché siano belli all'occhio, graditi ed olezzanti. Al Signore si deve dare il meglio; mai il rifiuto... Caino offriva i più meschini frutti della terra, Abele i migliori frutti del gregge, ed il Signore gradì Abele e rigettò Caino. Dare a Dio i figli migliori e le figlie migliori, è necessario. Sarebbe gravissimo affronto alla Divina Maestà dare al mondo i fiori migliori del vostro giardino familiare, i più sani, i più intelligenti, ecc. e riservare al Signore i tardi d'ingegno, i difettosi, i malaticci.

 


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Al Signore il meglio! Un torto fatto a Dio può togliervi dalla casa tante benedizioni e forse anche attirarvi castighi.

 

          Ma io non ho neppure delle figlie... – Ed allora: fate una borsa di studio per uno studente che aspiri alla vita religiosa o sacerdotale. Offrite al Signore un figlio di adozione.

          Due coniugi, già avanzati in età, dicevano:

          «Il Signore non ci ha dato figli che pure tanto desideravamo. Ma così abbiamo risparmiato e messo da parte il denaro che sarebbe stato necessario a mantenere e farne studiare tre. Lo consegniamo a Voi, Rev.mo Padre Superiore; fate due religiosi sacerdoti per la nostra Nazione ed un Missionario per le regioni estere».

          Diceva un padre di famiglia: «Avevo un figlio tanto caro; si ammalò; lo abbiamo tanto curato, ma il Signore se lo è preso: sia fatta la Sua adorabile volontà! Ma io adesso porto a Voi la somma e la parte di eredità che sarebbe spettata a lui. In suffragio fate un religioso sacerdote che prenda il suo nome; io lo amerò come un figlio, lo provvederò di ogni cosa; desidero solo assicurare per me qualche sua Santa Messa dopo che sarò morto».

 

 

 




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