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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
II. – Importanza della confessione sulla pietà.
a) La confessione è punto di risurrezione.
a) La confessione è punto di
risurrezione. Noi dobbiamo sempre incominciare dal confessare ciò che è
imperfetto, ciò che non è santo, per arrivare a quello che è perfetto, a quello
che è santo. Tutti cadiamo in mancanze:
«Septies enim cadet
justus, et resurget»7.
Se noi confessiamo che la nostra preghiera potrebbe essere più completa, che
potrebbe essere fatta in modo molto più perfetto nello spirito di elevazione,
allora incominciamo a migliorarla. Perché?
«Initium operum bonorum,
confessio est operum malorum», principio delle opere buone è
questo: confessare le opere non buone. Finché l'uomo si crede giusto, non si
emenderà mai. Quando l'uomo si mette sulla difesa di sé stesso e cerca sempre
di giustificare se stesso, far tacere la coscienza, non si emenderà. Se egli
dice: Ma io ho tanto da fare... ma vi
sono tante opere di
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zelo... gli altri fanno anche così... alla fin dei conti vi sono dei sacerdoti che non pregano poi tanto... è più importante lo studio... ecc.; quando difendiamo ad ogni costo noi stessi, non risorgiamo. Se invece noi siamo già venuti al punto di dire: Ho sbagliato... dovevo pregare di più... sono ancora stato tanto debole...: quando noi arriviamo a conoscerci e riconoscerci e a confessare le nostre miserie, questa è la prima grazia. Disperare? no; anzi sperare che quel Gesù, il quale ci ha concesso la prima grazia dandoci la luce celeste, ci dia anche la volontà di emendarci; anzi ci dia anche la forza di pregare per ottenere misericordia ed in avvenire emendare questo punto capitale.
Il confessare a noi stessi, a Dio, al ministro di Dio e agli uomini la
nostra debolezza, la nostra insufficienza di preghiera, è principio di
risurrezione ad una vita di preghiera. Per ottenerla occorre proprio che
discendiamo nella tomba: «Nisi granum frumenti cadens in terram,
mortuum fuerit, ipsum solum manet. Si autem mortuum fuerit, multum fructum
affert»8.
Ebbene, è necessario che noi entriamo in noi stessi e ci copriamo di vergogna,
tanto da non osare neppure più
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alzare gli occhi verso il popolo cui predichiamo, per paura che qualche anima abbia a dirci: Ma non sei tu colui che fai quello che rimproveri agli altri? Non è il caso di ripetere: «Medice, cura teipsum»?9. Noi, sentendoci così umiliati, pregheremo con più volontà, ci solleveremo dalle miserie della povera umanità; sentiremo che il dovere di pregare, che inculchiamo, è pure un dovere nostro.
Il Sacerdote più di tutti: la Chiesa lo inculca distribuendo il Breviario nelle varie ore della giornata, secondo il Salmista: «Vespere, et mane, et meridie narrabo et annuntiabo: et exaudiet vocem meam»10. La giornata è riempita di preghiera.