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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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g) La mancanza di fede:

            g) La mancanza di fede: si crede poco e si sente poco Iddio. La mancanza di fede ci fa compiere una preghiera a metà, perché la preghiera non è soltanto chiedere grazie a Dio, ma è lode, adorazione, soddisfazione a Dio. Sono questi i primi doveri: lodare il Signore, ringraziarlo, soddisfarlo. Invece, la mancanza di fede ha per effetto di ridurci a chiedere quanto ci torna conto, e bada solo al proprio vantaggio. E tutto il dovere che c'è di onorare e riverire Iddio? e tutto il compito che ha il sacerdote di glorificare il Signore? Non è il sacerdote eletto per elevare a Dio un canto perenne di lode, per occuparsi giorno e notte «in his quae Patris mei sunt»?26 La mancanza di fede ci fa vedere solo il bisogno e non più il dovere...; vedessimo almeno tutte le necessità dell'anima nostra e del nostro spirito! Ma si finisce poi anche col vedere e sentire meglio le temporali che le spirituali.

            La deficienza di fede è un grande pericolo.



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E mentre che chi ha fede profonda, radicata, speranza ferma e carità ardente tende sempre ad elevarsi a Dio con una preghiera più alta; chi ha poca fede, debole speranza e languida carità discende, si allontana gradatamente dalla fonte suprema d’ogni bene.

            Costoro fuori del tempo della preghiera sono superficiali, usano metà le energie; e allora che frutto volete che si ricavi da una preghiera di tal fatta? «Populus iste ore suo, et labiis suis glorificat me, cor autem ejus longe est a me»27, lamentava già Iddio nell’Antico Testamento.

            Invece, chi ha fede viva, si può dire che è unito tutto il giorno al Signore: quando prega, non si occupa certamente di altro; e quando poi non prega col suo labbro, prega col suo spirito, cioè con parte di forze ed energie che non cessano di essere occupate, in quanto è possibile, di Dio. Mentre con una mano attende a raccogliere frutti nell’esercitare le virtù, con l’altra sta attaccato al Signore; sempre un occhio al lavoro ed un altro a Dio.

            Perciò la preghiera va soggetta a molte tentazioni. Il grande segno che andiamo verso il peccato è la tiepidezza, che ha la prima manifestazione nell’abbreviare l’orazione: «Ad ruinam vadit qui ad orationem non vadit».

 



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26 Luc. II, 49. “Delle cose del Padre mio”.

27 Is. XXIX, 13. “Questo popolo mi onora solo a parole e con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me”.




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