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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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I. Che cosa sia la tiepidezza nella preghiera.

 

            La tiepidezza è lo stato di un'anima che non si trova ancora in peccato grave, ma, facilmente, si permette ed acconsente a venialità, sotto pretesto che il peccato veniale non priva ancora della Comunione, non merita ancora l'inferno. Ma noi, dovendo considerare solo la tiepidezza nel pregare, come possiamo definire questa tiepidezza? La tiepidezza nel pregare è il lasciare facilmente l'orazione o il farla abitualmente senza le dovute disposizioni.

            Da una parte, trascuranza abituale della preghiera, e dall'altra orazioni così mal fatte, così distratte, così interrotte ed abbreviate da non ricavarne frutto. Nostro Signore ha da lagnarsi dell'anima tiepida, specialmente quando si tratta di religiosi e di sacerdoti. Di questi particolarmente è il dovere della preghiera. Nell'Apocalissi fa scrivere all'Angelo di Efeso, rimproverandolo che abbia abbandonato il primitivo fervore, e che sebbene sia ancora pieno



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di zelo, tuttavia non abbia più la carità che aveva da principio, e lo minaccia fortemente: «Habeo adversum te, quod charitatem tuam primam reliquisti. Memor esto itaque unde excideris: et age poenitentiam, et prima opera fac: sin autem, venio tibi...»2, e quando interviene Iddio coi suoi castighi, che cosa si annuncia per quell'anima?...

            L'uomo tiepido non sente attrattive né per Dio né per il cielo: «pro nihilo habuerunt terram desiderabilem»3, perciò non ha gusto né per la Comunione, che lascia più facilmente che la colazione; né per la meditazione, che gli pesa assai; né per la Confessione, che tramanda facilmente come l'esame di coscienza; né per la parola di Dio, cui preferisce letture e discorsi frivoli; né per le divozioni varie, cui sostituisce l'abituale dissipazione. La fede in lui è così teorica e ridotta, la speranza del premio e dei beni spirituali così fiacca, la carità così languida, che non ha fame né sete di Dio. Il tiepido è all'opposto della beatitudine «Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam»4; non ha né vera fame né vera sete della santità. E come la chiederà? E quale calore potrete attendervi da costui nella

 



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penitenza, acquisto delle indulgenze, amore alla S. Madonna?

            Non già che si incominci subito col lasciare le preghiere essenziali, no; ma si lascia il contorno, il complesso di preghiere di supererogazione, l’abituale unione con Dio, l’uso delle giaculatorie, le comunioni spirituali. Si sgretolano, si smantellano i muri in maniera che l'edificio diviene pericolante, perde la dovuta resistenza. Si lasciano i rosari, si trascurano gli esami di coscienza, si abbandonano le preghiere brevi, prima e dopo lo studio, prima e dopo il lavoro. Si va man mano riducendo: la divozione alla Santa Madonna, la divozione agli Angeli Custodi, la divozione a S. Paolo, la divozione a S. Giuseppe.

            Si potrà dire: non siamo più bambini! Ma che significa ciò? Purtroppo qualche volta non siamo più, come il bambino, innocenti, umili, schietti, aperti. Ma forse, mentre abbiamo perduto il bello che trovasi nel bambino, siamo divenuti ancor più deboli e fragili e bisognosi di soccorso, di grazie, di avvisi.

            Ricordiamo un po' i santi entusiasmi delle prime Comunioni, i fervori delle prime Messe! Ricordiamo un po' gli slanci del nostro cuore quando arrivava il mese di maggio; che cosa provavamo allora? e che cosa proviamo adesso? Qualche volta ci vuole tutto a ritenere



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un po' di quella devozione e a non ridurre la preghiera ad un meccanismo.

            Inoltre è tiepidezza il pregare male. «Ante orationem praepara animam tuam; et noli esse quasi homo qui tentat Deum»5: prima della preghiera prepara l'anima tua. Il tiepido fa la sua orazione senza la fede, l'umiltà, la perseveranza necessaria; anzi senza preparazione remota e prossima. Preparazione remota è lo stato di grazia, la fede umile, il raccoglimento abituale. Il tiepido invece è d'ordinario assorbito da altri pensieri e da altre occupazioni. Preparazione prossima è il mettersi alla divina presenza, destare i sentimenti di fede, speranza, amor di Dio; all'incontro il tiepido ha fiducia in sé stesso, è dominato dalla vanità, fa poca stima delle cose sante, non sente alcuna impressione degli stessi sacramenti. Quando immediatamente dal chiacchierare cogli uomini si passa a trattare con Dio, è ben difficile che lo spirito sia subito raccolto. Prepariamo il cuore. Inoltre, durante la preghiera siamo diligenti, attenti ad applicare le debite disposizioni? oppure facilmente le lasciamo, e così facilmente, che non ne abbiamo neppure più rossore con noi stessi e

 

 

 



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dinanzi a Dio, e non lo rileviamo negli esami di coscienza?

            Ha la nostra preghiera quella fede che aveva una volta? ha l'umiltà, la costanza di una volta? S. Bernardo entrando in chiesa diceva a se stesso: «Pensieri e preoccupazioni, attendetemi, all'uscita vi riprenderò. Ora lasciatemi, devo parlare con il Dio dell'anima mia».

            Il tiepido fa delle Comunioni fredde, non gusta, non prova quello che sentivano i santi. Il tiepido, anche nel momento che precede immediatamente la Messa, ha altre preoccupazioni. Ah! il sacerdote fervoroso dopo una santa Comunione, dopo una santa Messa, esclude tutto quello che non è Dio, per intrattenersi col suo Signore in quei minuti preziosissimi.

            Il tiepido non medita, non ha neppure nessuna conoscenza dei libri a lui convenienti.

 

           




2 Apoc. II, 4-5. “Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te..”.

3 Ps. CV, 24. “Rifiutarono un paese di delizie”.

4 Matth. V, 6. “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”.

5 Eccli. XVIII, 23. “Prima di pregare [Bibbia CEI: Prima di fare un voto] prepara te stesso, non fare come un uomo che tenta il Signore”.




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