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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
c) Estrema Unzione.
c) Estrema Unzione. E quel morente ha fretta che gli si amministri anche l'Olio Santo. Egli stesso lo chiede, od almeno, se gli viene proposto, accetta volentieri. L'Estrema Unzione gli porta un gran conforto, perché gli sembra che lo mondi dalle ultime reliquie del peccato e lavi l'anima dalle ultime imperfezioni e dalle piccole macchie che ancora vi fossero.
Sembra che le sue orecchie oramai diventino degne di udire le melodie celesti, degne di udire «arcana verba, quae non licet homini loqui»22, che debbano aprirsi per sentire la voce del Padre che chiama: «Euge, serve bone et fidelis... intra in gaudium Domini tui»23.
Gli sembra che la sua lingua sia monda per cantare cogli Angeli: «Sanctus, Sanctus, Sanctus
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Dominus Deus omnipotens, qui erat, qui est, et qui venturus est»24.
«Quam speciosi pedes evangelizantium pacem, evangelizantium bona!»25. E questi piedi oramai possono dare lestissimi gli ultimi passi. Accelerate, o miei piedi, diceva un santo, cercando di camminare verso il luogo del supplizio con più prestezza, ormai un piccolo spazio ci separa dal paradiso. E S. Ignazio scriveva ai Romani, mentre era condotto da Antiochia a Roma, per subire il martirio: «Obsecro vos, ne intempestivam mihi benevolentiam exhibeatis. Sinite me ferarum cibum esse, per quas Deum consequi licet. Frumentum Dei sum, et per ferarum dentes molar, ut purus panis Christi inveniar... Tunc vere Christi discipulus ero, cum neque corpus meum mundus videbit»26.
Anche l'unzione delle mani: mani che hanno benedetto, assolto, toccato e portato alle anime Gesù; mani, non già alla cintola, ma in fervida attività per tutta la vita.
Si tratta di un servo buono, fedele, operoso. Gli pare che ad ogni unzione
cadano delle squame dal suo corpo; è condannato ancora, è vero, alla
umiliazione del sepolcro, ma per
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risorgere glorioso, leggero, splendente, sottile, immortale, impassibile.
Intanto, si è sparsa notizia che quell'anima eletta è vicina a lasciare la terra per volarsene al cielo. Ed ognuno si duole perché perde un amico; perde un esempio continuo di ogni virtù; perde un cuore che lo comprendeva. Ognuno vorrebbe ritardare il passaggio, ma l'infermo oramai sente le voci che lo sollecitano dal cielo: «Me expectant justi, donec retribuas mihi»27.
Che cosa si direbbe di noi, in tale circostanza? Del buon ministro di Dio si numerano le opere buone: chi parla di quel che ha scritto; chi parla di quel che ha predicato; chi parla del confessore e chi della guida spirituale; chi ne ammira la fede, chi la saggezza, chi lo spirito di preghiera.
Soprattutto, due cose vengono lodate nel buono sacerdote, nel buon
religioso e nel fedele cristiano: la pietà e la bontà. La pietà infatti
supplisce a tutto, è utile a tutto: «Pietas autem ad omnia utilis est»28; la bontà si imprime nel
cuore come un'immagine della Bontà Divina. Quando si può dire di uno, che
amava, si dimenticano difetti e debolezze. Sì, sì, anche davanti agli uomini
vale un po' il «charitas
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operit multitudinem peccatorum»29; «Et universa delicta operit charitas»30.