Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
2. Il Sacerdote deve essere santo per ragione dell’ufficio che ha verso il suo gregge.
[26] 2. Il Sacerdote deve essere santo per ragione dell’ufficio che ha verso il suo gregge. Il Sacerdote è maestro tra il popolo di Dio; come potrà insegnare agli altri i precetti del Signore, se il popolo può apertamente o di nascosto rivolgergli quel proverbio: «Medico, cura te stesso» (Lc 4,23)? Come potrà dare consigli di perfezione e togliere le pagliuzze dagli occhi degli altri se lui è in peccato e porta una trave nell’occhio proprio? Il discepolo non sarà forse in questo caso migliore di colui che dovrebbe fargli da maestro? «È chiaro che si richiede più perfezione per chi deve inculcare la perfezione agli altri, di quanta se ne richieda per chi deve semplicemente essere perfetto» (S. Tommaso). Da questo principio si deduce che si richiede più perfezione nel pastore di anime che nel semplice religioso. Si aggiunga che se le parole muovono, gli esempi trascinano; e gli esempi del Sacerdote sono apologia e via morale del popolo. S. Gregorio il Grande dice: «Penetra più gradevolmente nel cuore degli uditori la voce di chi parla come vive, perché quello che dice doversi fare, aiuta a metterlo in pratica, con il suo esempio» (Regula pastoralis p. 2, c. 3). I1 metodo del Maestro divino fu questo: «fece ed insegnò» (At 1,1); prima fece. Gli scribi ed i farisei assisi sulla cattedra di Mosè «dicono e non
fanno» (Mt 23,3); S. Paolo invece grida: «Siate miei imitatori, come io stesso lo sono di Cristo» (1Cr 11,1); e Gesù diceva: «Imparate da me (Mt 11,29) ... Io, infatti, vi ho dato l’esempio» (Gv 13,15).
[27] Pio X, nella sua Esortazione al clero, del 4 agosto 1908, dice: «Coloro che non sono abituati a parlare con Dio, quando parlano di Dio agli uomini, o quando danno consigli di vita cristiana, mancano completamente di afflato divino, così che la parola evangelica sembra in essi quasi morta. La loro voce, ancorché brillante per prudenza ed oratoria, non rende però minimamente il suono della voce del pastore buono, che con profitto le pecorelle ascoltano; questa voce fa solo strepito e risuona invano».