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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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II. MEDITAZIONE

 

1. L’uomo, in quanto è cristiano.

       [62]  1. L’uomo, in quanto è cristiano, è composto di anima, di corpo e del principio di vita soprannaturale. Per la sentenza di condanna, verrà separato totalmente da Dio sommo Bene, unica ed eterna felicità sua; verrà privato della visione beatifica. Sarà perciò privato di tutti i beni, sia quelli dell’anima, come quelli del corpo e dello spirito.

       La pena dello spirito. - Il dannato sarà punito con la pena del danno, che è privazione della visione di Dio; questa è pena dello spirito. «Non so di dove siete! Allontanatevi da me voi tutti che avete commesso l’iniquità” (Lc 13,27). Questa è la pena maggiore; infatti è la perdita del Bene infinito, al quale l’uomo, elevato all’ordine soprannaturale, tende con le forze potenziate immensamente e dirette a questo fine. Dice S. Pier Crisologo: «I dannati sono maggiormente tormentati più per il cielo che non per la geenna».

       Col peccato, l’uomo coscientemente e volontariamente si allontana da Dio, ultimo fine; volontariamente rinunzia a Dio; Dio perciò lo castigherà privandolo della visione divina; la condanna da parte di Dio non è altro che il riconoscimento e la conferma eterna o l’esecuzione della sentenza voluta dal peccatore.

       «Non permettere, [o buon Gesù], che io sia separato da te; difendimi dal maligno nemico!» (Anima Christi...).

 




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