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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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6.

 IL PARADISO

 

(PB 2, 1938, 383-387)

 

 

 

I. MEDITAZIONE

 

1. La beatitudine celeste.

       [69]  1. La beatitudine celeste. – «Fui tutto lieto in sentirmi dire: Andremo alla casa del Signore» (Sl 121, 1 Vg). La mia vita sulla terra è breve e ripiena di molte tribolazioni spirituali e corporali. Sarà prossimo però il giorno in cui Iddio asciugherà tutte le lacrime dai miei occhi; sarà la fine delle fatiche, e tutto ciò che era male o imperfezione cesserà. La beatitudine eterna è la società di tutti i buoni, con l’esclusione di tutti i cattivi. Io sono destinato a questa beatitudine; il conseguirla è per me la sola cosa necessaria. La beatitudine ci viene data da Dio, e mai ci verrà ritolta. Tutto il resto è transitorio: solo Dio, bene sommo, rimane.

       Il nostro cuore sia volto là dove si trovano i nostri veri gaudi! Questo sarà il mio desiderio, e la mia speranza. Colà vi sarà la corona per i vergini, il premio per i confessori, il trionfo per i martiri, il riposo per gli apostoli. Là gli innocenti troveranno la loro patria, i penitenti il loro gaudio; là la moltitudine dei beati, la gioia degli angeli, la celeste città di Gerusalemme, la santa compagnia di S. Giuseppe, della B. Vergine Maria, del mio maestro Gesù, di Dio stesso.

       Ripenserò: «Maestro, qual bene dovrò io fare per avere la vita eterna?» (Mt 19,16). «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Mt 19,17).


 




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