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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. Quando l’anima mia.

       [92]  3. «Quando l’anima mia sull’estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo, e lascerà il mio corpo pallido, freddo e senza vita, accettate la distruzione del mio essere come un omaggio che io vengo a rendere alla vostra divina maestà ed allora: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me. - Finalmente quando l’anima mia comparirà innanzi a voi e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi di ricevermi nel seno amoroso della vostra misericordia, affinché io canti



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eternamente le vostre lodi. Misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

       «O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete occultato il modo e l’ora, fate che io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni della mia vita, possa meritare di uscire da questo mondo nel vostro santo amore. Per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con voi nell’unità dello Spirito Santo. Così sia.

 

       [93]  «Atto di accettazione della morte. - Signore, Dio mio, fin d’ora, con pieno consenso e con animo volenteroso, accetto dalle vostre mani qualsiasi genere di morte, con cui a voi piaccia di chiamarmi e colpirmi, insieme con tutti i dolori, con tutte le pene, con tutti gli affanni che dovranno accompagnare il mio ultimo passaggio»1.

 


 




1 Massime eterne (Roma, Pia Società San Paolo, 1941), pp. 182-186.




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