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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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2. Gesù incitò i discepoli alla fortezza.

       [126]  2. Gesù incitò i discepoli alla fortezza: «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima» (Mt 10,28), e ne diede anche l’esempio, abbandonandosi nelle mani dei suoi crocifissori: «Ho abbandonato il mio corpo ai percotitori, le mie guance a chi mi strappa la barba, non ho allontanata la faccia da chi mi oltraggiava, da chi mi sputacchiava» (Is 50,6); «Allora



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gli sputarono in faccia e lo percossero con pugni; altri lo schiaffeggiarono» (Mt 26,67).

       Dichiarò che la pazienza è condizione per progredire nella virtù: «E producono frutto con perseveranza” (Lc 8,15), «Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua!” (Lc 9,23), ma egli ne diede l’esempio: «...E portando su di sé la croce, uscì verso il luogo detto Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero» (Gv 19,17 s.).

       Impose la povertà di spirito: «Guardate di star lontani da ogni avarizia, perché la vita d’un uomo, sia pure nell’abbondanza, non dipende dai beni che possiede” (Lc 12,15); «E durante il viaggio predicate;... gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,7.8). Egli però si fece povero e bisognoso, e confidenzialmente diceva: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58).

       Volle che si amassero i nemici, ed egli ne diede l’esempio, beneficando coloro che gli volevano male: «Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano” (Lc 6,27); «Pregate per coloro che vi perseguitano affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,44 s.); quando poi fu confitto in croce, pregava con gemiti inenarrabili: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).

       Ci insegnò a fare la volontà di Dio: «Non chiunque mi dice: Signore! Signore! entrerà nel regno dei cieli; ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli» (Mt 7,21 ) «Chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, egli è mio fratello e mia sorella e mia madre” (Mt 12,50). Sono memorande quelle verità che di se stesso asserisce: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34); «Non cerco il volere mio, ma il volere di colui che mi ha mandato» (Gv 5,30); «Son disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38); «Padre mio, se non è possibile che si allontani questo calice, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà» (Mt 26,42).

       E così si deve dire di tutte le altre virtù.


 




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