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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
3. Poiché un vero Sacerdote deve pure essere un altro Cristo.
[127] 3. Poiché un vero Sacerdote deve pure essere un altro Cristo, bisogna che quello che insegna agli altri lo pratichi con l’esempio della sua vita. Il popolo dal pulpito imparerà a conoscere i precetti, ma li praticherà soltanto se vede che li pratica anche il predicatore.
Nel Pontificale Romano, il vescovo ammonisce così gli ordinandi: «La vostra dottrina sia la medicina spirituale al popolo di Dio; il profumo della vita vostra sia gradito alla Chiesa di Cristo, affinché con la predicazione e con l’esempio edifichiate la casa, ossia la famiglia di Dio» (De ordinatione presbyteri: Consecrandi...); «Infondi, o Padre onnipotente, in questi tuoi servi la dignità presbiterale, rinnova in loro stessi lo spirito di santità... affinché splenda in essi l’esempio di tutta la giustizia» (De ordinatione presbyteri: Vere dignum...). San Paolo ammonisce: «Renditi modello dei fedeli» (1Tm 4,12). Il Sacerdote non deve essere per nessuno occasione di rovina spirituale, né con parole, né con opere, né con omissioni. Guai al Sacerdote scandaloso! Si troverà male in vita, in punto di morte, ed al giudizio di Dio.
Bisogna evitare l’avarizia, la scurrilità, la lettura di libri e di giornali pericolosi; evitare gli odii, le relazioni ed i colloqui pericolosi con le donne. Bisogna evitare queste cose, anche se sono dannose agli altri soltanto perché maliziosamente interpretate; infatti: «Se un alimento è di scandalo al mio fratello, non mangerò carne in eterno» (1Cr 8,13), dice S. Paolo; ed anche agli Efesini scrive: «Vigilate adunque diligentemente sulla vostra condotta; non da stolti, ma da uomini saggi» (Ef 5,15).
Inoltre sarà anche necessario: alzarsi presto al mattino; avere una parca mensa; ordinare tutta la nostra vita secondo i sacri canoni. «Orsù, usiam più sobrii il parlare, e la mensa, gli spassi e il sonno; e in guardia perseveriam più intensa» (Breviario Romano: Ordinario dell’Ufficio divino: In Quaresima, Inno di Mattutino, str. 3.a). Ed ancora: «Moderi e freni la lingua, perché non risuoni lo strepito delle discordie; custodisca e veli lo sguardo, affinché non raccolga vanità» (Breviario Romano: Ordinario dell’Ufficio divino, Inno di Prima, str. 2.a).
[128] «Predica la parola» (2Tm 4,2): bisogna insegnare la dottrina morale secondo il Vangelo di Cristo, secondo S. Alfonso de’ Liguori ed altri dottori, secondo lo spirito della Chiesa cattolica. Il Sacerdote non deve essere né scrupoloso, né lassista, né sentimentalista, né rigorista; lontano tanto dalla giustizia farisaica ed insufficiente dei farisei, quanto dall’inganno di coloro che restringono la religione ad un affare interno e privato. Insomma il Sacerdote insegnerà i precetti del Signore e della Chiesa, le virtù ed i voti, i doveri di tutti gli stati di vita: «Del resto, o fratelli, tutto ciò che è vero, tutto ciò che è onesto, tutto ciò che è giusto, quanto è puro, quanto è amabile, tutto ciò che fa buon nome, tutto ciò che è virtuoso, e tutto ciò che merita lode, sia l’oggetto dei vostri pensieri» (Fl 4,8), dice l’Apostolo S. Paolo.