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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. Due sono le specie della prudenza.

       [305]  3. Due sono le specie della prudenza, ossia: 1) la prudenza personale, per mezzo della quale l’uomo governa se stesso; questa soltanto semplicemente ed in modo assoluto, si può chiamare prudenza; 2) la prudenza di governo, mediante la quale l’uomo regge gli altri uomini. Questa è molteplice, ossia domestica, civile, pastorale, militare, ecc. (cf Summa, 2.a 2.ae, q. 50). Non è semplicemente prudenza, perché non sempre rende migliore colui che la possiede. Non si può poi d’altronde negare che vi furono spesso uomini retti e perfetti in ogni virtù, ma che non ebbero la perfezione nella prudenza di governo.

       Le virtù che accompagnano la prudenza e delle quali essa si serve sono tre: 1) l’eubolia, che è l’abito virtuoso di rettamente consigliarsi, ossia di trovare un buon

 



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consiglio nelle cose dubbie; 2) la sinesi, ossia l’abitudine di giudicare rettamente i consigli ricevuti. Gli uomini che possiedono questa virtù sono detti uomini di buon senso; 3) la gnome, ossia l’abitudine di giudicare rettamente, quando è necessario, da princìpi più alti e superiori alla comune regola dell’agire, secondo la mente però del legislatore. L’atto di questa virtù che ha riscontro nella volontà, vien detto epicheia (cf Summa, 2.a 2.ae, q. 51).

 




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