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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
3. Il Sacerdote eviti quei pericoli.
[310] 3. Il Sacerdote eviti quei pericoli che si trovano nel suo stesso ministero. Anche questi pericoli possono essere costituiti dalle persone, dai luoghi e dalle cose.
a) Dalle persone. Guardarsi da quelle donne che, per motivo o pretesto di pietà, frequentano troppo la canonica, e il confessionale: usare una prudente carità; nessuna familiarità né con parole, né con atti, né con lettere. Con la donna discorso breve e sostenuto. Il Sacerdote eviti la relazione con donne per motivi di scuola, per rappresentazioni teatrali, per il canto sia pure sacro. Le eccezioni a queste regole devono essere consigliate dal Vescovo. Con le suore vi sia la dovuta riverenza, ma nessuna familiarità. Con i bambini vi sia una pia paternità, ma anche la conveniente dignità.
b) Dai luoghi. Con prudenza siano fatte le visite alle case, specialmente a quelle delle penitenti o delle pie donne: si sia attenti all’ora, alla frequenza ed alla durata di queste visite. Non si accettino facilmente gli inviti a pranzo od a bicchierate dei laici. Si richiede il permesso della Santa Sede perché un Sacerdote possa frequentare accademie ed università pubbliche.
c) Dalle cose. Il Sacerdote non può, senza il consenso dell’Ordinario del luogo, farsi avallo, neppure coi beni proprii (cf CJC. can. 137). Similmente si astenga dall’amministrazione, dalla negoziazione, e dall’industria propria dei laici, e tanto più eviti le così dette speculazioni di borsa.
Il Sacerdote eviti pure le occasioni più intime di male. La sua casa sia santuario di virtù; non vi sia nulla di mondano in essa, ma decoro, carità ed ordine conveniente. Si tenga pure presente la prescrizione del can. 136 del CJC.