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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. Il pastore di anime.

       [317]  3. Il pastore di anime, non solo per l’Ordine ricevuto, ma anche per giustizia, è obbligato a provvedere la salvezza eterna del suo gregge. Per giustizia deve condurre il gregge ai pascoli salutari, istruire i fedeli,amministrare i sacramenti, pregare per le persone a lui affidate. Questo dovere è così stretto, che se il pastore lo trascura non può appropriarsi i frutti del beneficio, e può essere anche tenuto alla loro restituzione. Il beneficio è dato in vista dell’ufficio. Qualche volta i parroci meritano di essere privati del beneficio. Non sono scusati da grave colpa se per un mese di continuo, o per tre mesi discontinui non predicano, o non fanno predicare qualcheduno in loro vece, o se trascurano il catechismo ai fanciulli, o se non amministrano i sacramenti ai fedeli che legittimamente li richiedono, o non applicano la santa Messa per il popolo, o non danno quando è loro possibile, i sacramenti ai moribondi, o non impediscono, per quanto è da loro, gli abusi e gli scandali.

 

       [318]  Di qui quella prescrizione del concilio di Trento: «Essendo per precetto divino comandato a tutti quelli ai quali è affidata la cura delle anime di conoscere le loro pecore, di offrire per esse il divin sacrifizio, di pascerle con la predicazione della parola di Dio, con l’amministrazione dei sacramenti e con l’esempio di tutte le opere buone, di avere cura paterna dei poveri e di tutti gli altri miserabili, e di attendere a tutti gli altri doveri pastorali, doveri che non possono in alcun modo essere da loro compiuti ed assolti, se essi non vigilano e non assistono il loro gregge; se, secondo il costume dei mercenari, essi lo abbandonano: questo sacrosanto sinodo ammonisce costoro e li esorta affinché, memori dei divini precetti, divenuti esempio del gregge, lo nutrano e governino, con giustizia e verità» (sess. 23, cap. 1).


 




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