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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
3. Lede anche la giustizia colui che parla male del prossimo.
[322] 3. Lede anche la giustizia colui che parla male del prossimo. Questo può avvenire con la detrazione, che è l’ingiusta lesione della fama altrui, mediante la manifestazione, senza giusta causa, di un vizio vero, ma occulto. Può pure succedere con la calunnia che è la lesione ingiusta della fama altrui: accusando uno di un delitto falso, o imputandogli un difetto che non ha.
I diversi modi di detrarre sono così elencati: «Addossando, ingrandendo, manifestando, volgendo in male, negando, reticendo, diminuendo, lodando senza energia».
Ricorderò le parole di Dio: «Il detrattore è l’obbrobrio degli uomini» (Pv 24,9 Vg); le parole di S. Agostino: «Chiunque ama, con le parole, rodere la vita degli assenti, si ricordi che gli è vietato l’assidersi a questa mensa»; le parole di S. Bernardo: «La lingua del detrattore è ferocissima;... essa colpisce a morte tre persone, con un unico soffio».
Qualche volta tuttavia è lecito svelare i vizi occulti di una persona, se vi è un motivo sufficiente: se si tratta del bene pubblico od anche del bene privato, e quando la divulgazione è già stata fatta da altri.
Tra coloro che ascoltano la detrazione, vi sono di quelli che incitano il detrattore a denigrare il prossimo; altri volontariamente godono per ciò che sentono; altri infine soltanto non impediscono la detrazione.
[323] Similmente deve essere evitata la mormorazione, ossia la manifestazione di fatti o detti altrui capaci di turbare la pace e l’amicizia tra le famiglie e gli amici. I
mormoratori sono chiamati nella sacra Scrittura bilingui (cf El 28,15), perché spesso usano un doppio modo di parlare, per più efficacemente spargere le divisioni. Uno può ledere la giustizia con la contumelia o con la falsa testimonianza: «Dardo, spada, acuta saetta è l’uomo che attesta il falso contro il suo prossimo” (Pv 25,18).
Ai Sacerdoti ed ai pastori deve essere massimamente raccomandata la diligente custodia dei segreti. La violazione infatti dei segreti naturali o commessi, fatta senza giusta causa, è peccato contro la giustizia. Chi custodisce fedelmente i segreti è circondato da venerazione e da fiducia; costui usa della lingua in bene, avanza maggiormente nella via della perfezione, custodisce la carità, e salvaguarda la pace.