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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
2. Nella fortezza vi si distinguono tre gradi.
[331] 2. Nella fortezza vi si distinguono tre gradi: quello degli incipienti, dei proficienti e dei perfetti.
Vi è il grado degli incipienti, perché la vita dell’uomo sulla terra è una milizia, una guerra cioè continua contro gli ostacoli, per vivere rettamente. Coloro che aspirano alle cose celesti devono sostenere fatiche ed avversità, in questa vita. Anche il minimo grado di grazia è un bene maggiore di tutti i beni naturali, quali possono essere la fama, le ricchezze, le comodità. Il male più grande è il peccato, ed è meglio morire che peccare. I forti nella fede attendono agli uffici ed ai doveri del proprio stato; essi resistono e non paventano le derisioni e le dicerie degli uomini.
[332] Il pastore di anime fortemente propugna i diritti della Chiesa e di Dio; quando si tratta della salvezza del gregge è pronto a dare la sua vita. Cristo confessò il Padre davanti ai giudici, e disse: «Chi pertanto mi riconoscerà davanti agli uomini, anche io lo riconoscerò davanti al Padre mio» (Mt 10, 32). Chi bada soltanto alla gloria di Dio non teme neppure l’indignazione dei falsi fratelli ed il loro dispiacere, memore delle parole di S. Paolo: «Se io cercassi di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo» (Gt 1,10). Nell’incoronazione del Sommo Pontefice si usa bruciare un po’ di stoppa ed ammonire: Padre, così passa la gloria di questo mondo!
Iddio è colui che ci deve giudicare; e bisogna solo badare al giudizio di Dio: «Mio giudice è il Signore” (1Cr 4,4); «Chi si gloria, si glorii nel Signore» (1Cr 1,31);
«Poiché, non chi loda se stesso è uomo provato, ma chi è lodato da Dio» (2Cr 10,18).