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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3a. Vi è la fortezza dei proficienti,.

       [333]  3. Vi è la fortezza dei proficienti, ossia di coloro che imitano la fortezza di Cristo. Il Signore venne nel mondo per redimere gli uomini. Nella sua vita privata si assoggettò alla povertà, alla mortificazione ed all’ubbidienza. Fin dalla culla è cercato a morte; deve fuggire in esilio, e per trent’anni conduce una vita umile e dura, e nel lavoro quotidiano ci ammaestra a vivere con fortezza ed umiltà.

       Nella vita pubblica poi Gesù vince il demonio, sostiene il digiuno per quaranta giorni, condanna i pregiudizi dei giudei; con pazienza istruisce gli apostoli, si erige contro gli scandali e contro l’errata interpretazione della legge e contro le insidie dei farisei. In fine della sua vita terrena vi è la passione: «Ed essendo in agonia, pregava ancor più intensamente» (Lc 22,44); «E cominciò a sentirsi oppresso dallo spavento e dall’abbattimento” (Mc 14,33). Davanti ai giudici, nella flagellazione, nella coronazione di spine, nella condanna a morte e nel viaggio al patibolo, mentre viene crocifisso ed agonizza sulla croce, Gesù esercitò le virtù della mansuetudine e della fortezza, e ce ne lasciò l’esempio: «Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi l’esempio» (1Pt 2,21).

 




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