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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
2. c) La pazienza.
[337] 2. c) La pazienza è una virtù che rende forte l’animo a sopportare afflizioni. Essa ci conserva, nella tristezza, il bene della ragione, affinché la ragione non venga travolta dall’afflizione. La pazienza è sommamente necessaria all’uomo, perché, in questa vita mortale, i mali da sopportarsi sono di numero e gravità forti, e perché la passione della tristezza impedisce l’uso della ragione secondo S. Paolo: «La tristezza del mondo produce la morte» (2Cr 7,10), e secondo l’Ecclesiastico: «La tristezza ne ha fatti morire molti, e non serve a nulla” (El 30,25 Vg). Si possono leggere i capi 5 e 17 della Pratica di amar Gesù Cristo di S. Alfonso de’ Liguori.
Alla pazienza si aggiunge la longanimità: «Avendo dunque Cristo patito nella carne, ornatevi anche voi dello stesso pensiero» (1Pt 4,1); «Con Cristo sono confitto in croce» (Gt 2,19); «Beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia» (Mt 5,10); «Se però soffriamo con lui per essere con lui glorificati» (Rm 8,17); «Volentieri adunque mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinché abiti in me la virtù di Cristo» (2Cr 12 9); «Sono inondato di gioia in mezzo a tutte le nostre tribolazioni» (2Cr 7,4).