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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. La misura della temperanza.

       [345]  3. La misura della temperanza deve anche dedursi dalle necessità della vita presente. Questo è ben espresso da S. Agostino con le seguenti parole: «L’uomo temperante ha una regola nelle cose di questa vita,... affinché di esse niente ami, niente ritenga per sé appetibile, ma solo in ordine alle necessità della vita e dei doveri, ne usi quanto basti, con la moderazione di chi usa, non con l’attaccamento di chi ama» (De Mor. Eccl., c. 21). Sotto il nome di necessità tuttavia deve anche intendersi l’utilità o la convenienza, secondo le condizioni della persona, del suo stato di vita, ecc. «O mangiate adunque o beviate, o facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto a gloria di Dio» (1Cr 10,31). «Ma egli [Gesù] rispose: Io mi nutro d’un cibo che voi non conoscete. Si domandavano adunque fra di loro i discepoli: Forse qualcuno gli ha portato da mangiare? Gesù si spiegò, dicendo: Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e portare a compimento l’opera sua» (Gv 4,32-34).


 




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