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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. La sobrietà.

       [349]  3. La sobrietà è il moderato uso del cibo e della bevanda, presi non per la sola voluttà, ma per sostentare il corpo. Si può mancare alla sobrietà in cinque maniere: mangiando prima del tempo; mangiando cibi troppo squisiti; mangiando più del necessario; mangiando con voracità, mangiando cibi troppo elegantemente conditi. La malizia del vizio della gola consiste nel sottoporre l’anima al corpo; nell’abbassare la vita intellettuale e morale; ciò dispone l’uomo a cose più gravi. Si dice ordinariamente: frena la gola e facilmente frenerai tutte le altre inclinazioni carnali. Perciò S. Gregorio, descrivendo la malizia e le conseguenze della gola, dice: «Dalla gola proviene l’ottusità della mente, la smoderata letizia, i discorsi sciocchi, la buffoneria, l’incontinenza, secondo quel detto dell’Apostolo: “Non v’inebriate di vino, che è causa di dissolutezza”» (Ef 5,18) (Moral. l. 31, c. 45, n. 88).

 

 

 



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       [350]  Ordinariamente la mancanza di sobrietà costituisce solo colpa veniale, perché ciò che il più delle volte offende questa virtù non ripugna direttamente alla carità verso Dio e verso il prossimo. Qualche volta si può raggiungere la colpa grave, se per la gola qualcuno viola i digiuni prescritti dalla Chiesa, o si rende notevolmente inadatto a compiere quei doveri ai quali è tenuto sotto colpa grave, o se si danneggia gravemente la salute, o se uno beve fino alla completa ebrietà.

       La sobrietà è quella virtù conforme alla quale l’uomo prende cibo e bevanda per mantenersi nel dovuto servizio di Dio. Questa virtù concorre grandemente alla perfezione dell’anima: «L’uomo animale non accoglie le cose dello Spirito di Dio» (1Cr 2,14). I rimedi della gola sono compresi nella raccomandazione di S. Paolo: «O mangiate adunque o beviate,... fate tutto a gloria di Dio» (1Cr 10,31).

 

       [351]  L’uomo che ha la sobrietà prende il cibo lodando Dio; in spirito di umiltà, poiché siamo soggetti alle cose materiali; ed in spirito di amore verso quel Dio, che nutre i figli suoi, fino a che li introduca alla cena della vita eterna. La sobrietà ci insegna ad astenerci, in ogni refezione, da qualche cibo, o da una parte di un cibo che ci piace molto. Chi è tentato di gola, ricorra a questi rimedi: a) evitare di stuzzicare la gola, e non frequentare i golosi; b) abituarsi ai cibi comuni, digiunare qualche volta, od almeno sottrarre dalla tavola qualche cibo voluttuario; c) meditare l’esempio di Cristo assetato sulla croce, e la miseria che porta con sé la ghiottoneria; d) pregare Dio prima di prendere cibo.

       Impara perciò, o uomo, quello che S. Paolo insegna con queste parole: «Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù,... aspirate alle cose di lassù, non alle cose terrene» (Cl 3, 1 s.). Ogni giorno a Completorio, ciascun Sacerdote presta attenzione al monito di S. Pietro: «Siate sobrii e vegliate» (1Pt 5,8).


 




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