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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
III. MEDITAZIONE
1. Le opere di penitenza sono specialmente le seguenti.
[372] 1. Le opere di penitenza sono specialmente le seguenti:
a) Accettare di cuore e con gioia le pene che si incontrano nella vita di ogni giorno. Possiamo soddisfare per i nostri peccati tollerando davanti a Dio Padre,
per Cristo Gesù, i flagelli temporali da Dio inflittici (cf Conc. Tridentino, sess. 14, cap. 9. - Denzinger n. 906). Se incorrono dolori fisici o pene morali, o ingiurie, o povertà, o persecuzione, o altre prove, offriamo le nostre sofferenze a Dio, persuasi che meriteremmo di essere castigati e di soffrire assai di più.
Davanti a Gesù crocifisso, consideriamo quali e quanti sono i dolori sopportati per noi dal Maestro divino.
Ricordiamo poi che due sono le vie che conducono al paradiso: la via dell’innocenza e la via della penitenza; e non avendo noi seguita la via dell’innocenza, procediamo almeno per quella della penitenza.
[373] b) Compiere i doveri del nostro stato, per amore di Dio. Infatti «l’obbedienza val di più dei sacrifizi” (1Sm 15,22). Da mane a sera, i nostri doveri sono resi pesanti dalla monotonia, dalla fatica, dalla noia; il farli ugualmente, per amore di Dio, purifica l’anima, secondo il detto: «I suoi numerosi peccati sono stati perdonati, perché essa ha amato molto» (Lc 7,47). Si ricordino le parole di S. Giovanni Berchmans: «La mia penitenza più grande è la vita comune» (Testore, La perfezione della virtù... [Alba-Roma, s. d.], p. 56). Questo si può applicare ai doveri quotidiani.
[374] c) Altre opere di penitenza sono raccomandate dalla sacra Scrittura: come il digiuno e l’elemosina. Riguardo al digiuno: «Affliggete le anime vostre» (Lv 16,29): sarà espiazione e purificazione dai peccati: «E ne sarete mondati davanti al Signore» (Lv 16,30). Il Signore nostro digiunò nel deserto quaranta giorni e quaranta notti, ed insegnò che: una certa «razza di demonii non si scaccia che per mezzo della preghiera e del digiuno» (Mt 17,21). Molti peccati si commettono nel soddisfare il nostro corpo, e perciò bisogna riparare con atti contrari; questa è la pratica dei santi. Riguardo all’elemosina, si legge in Daniele: «Redimi colle elemosine i tuoi peccati” (Dn 4,24). In Tobia: «Dei tuoi beni fa’ l’elemosina... infatti l’elemosina libera da ogni peccato e dalla morte e non lascerà che l’anima cada nelle tenebre» (Tb 4,7.11). Questo
può valere anche per l’elemosina spirituale: il predicare, il confessare, ecc.
[375] d) Si aggiungano le volontarie privazioni e mortificazioni. «Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso» (Lc 9,23). Mortificate «le membra dell’uomo terreno” (Cl 3,5); «Se voi mediante lo spirito fate morire le opere del corpo, vivrete» (Rm 8,13); «Coloro che appartengono a Cristo, hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue voglie» (Gt 5,24).