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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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3. Rifletterò.

       [380]  3. Rifletterò: in morte dovrò lasciare necessariamente ogni cosa; colui che è veramente pastore e Sacerdote, non dovrebbe lasciare meritoriamente, almeno con l’affetto, in vita, tutte le cose? Sul letto del dolore, la povertà reca la massima consolazione. Se allora il Sacerdote non dovrà più disporre di nulla, poiché le mani dei poveri avranno già preso ogni cosa, quanta sicurezza avrà di arrivare al tesoro celeste!

       Il Sacerdote, per poter giungere alla vera povertà in spirito, si renda familiare questa preghiera di un piissimo uomo: «O Signore Gesù, che per tutta la tua vita hai scelta come compagna indivisibile la povertà: nascendo povero in una stalla, morendo nudo sulla croce, non avendo durante il tempo della predicazione ove reclinare il capo; dammi la povertà in spirito, affinché possa imitarti, a te possa piacere, ed abbia quaggiù il cento per uno, e possa possedere la vita eterna. Fa’ che io sempre più distacchi l’anima mia dalle cose caduche, e che tu sia sempre l’unico mio tesoro: o Signore, che sei tutto, mi basti».

 




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