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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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2. I consanguinei che abitano nella casa del pastore.

       [417]  2. I consanguinei che abitano nella casa del pastore, non siano a lui di impedimento nell’amministrazione e nella beneficenza, né nelle spese da farsi per il culto, ed inoltre il pastore non chieda per queste cose il loro consiglio. Similmente non permetta che quando viene qualche parrocchiano, i parenti indaghino il motivo per cui è venuto, o gli impediscano di entrare.

       Riguardo alla persona di servizio, è così stabilito: «Il Sacerdote abbia una serva non più giovane, non ciarliera, non immodesta, non dominatrice». Ella non vesta ambiziosamente, né si presenti in modo altezzoso, né riveli i segreti; non stia mai in ozio, ma neppure sia troppo onerata di lavoro. Il Sacerdote si diporti con essa in modo energico e paterno. Non accetti da essa denaro in prestito, e le paghi il giusto salario. Il governo della casa pastorale sia come una monarchia assoluta, non una democrazia con la partecipazione dei parenti e



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della serva. Dalla casa siano tenute lontane tutte quelle cose che possono renderla odiosa a Dio, molesta ai confratelli, e nociva al pastore. Bontà e fermezza ne faranno una casa modello per tutti.

 




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