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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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III. MEDITAZIONE

 

1. Raccomandazione dell’anima composta da S. Giuseppe Cafasso.

       [419]  1. Raccomandazione dell’anima composta da S. Giuseppe Cafasso1. - «Grande Iddio, prostrato avanti di Voi io accetto ed adoro quella sentenza di morte, che avete pronunziato sopra di me. Io sto aspettando che venga l’ultima mia ora, ed in questa aspettazione, che può sorprendermi in ogni istante, io mi porto col pensiero sul mio letto di morte, per dare un addio a tutto questo mondo, e per fare adesso per allora una chiara e solenne protesta di quei sentimenti ed affetti, con cui intendo terminare la mia mortale carriera, ed entrare nella mia eternità.

       «1) Ho peccato, lo dico e lo confesso con tutta l’amarezza dell’animo mio. Detesto e riprovo con tutto il mio cuore ogni e qualunque colpa che abbia commesso nel

 



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corso della mia vita. Per ognuna di esse sarei disposto a morire in soddisfazione all’offeso mio Dio, e vorrei esser morto mille volte prima d’averlo disgustato. Dimando perdono a Dio ed agli uomini del male che ho fatto, e lo domanderò fino all’ultimo di mia vita, perché abbia a trovar misericordia nel giorno del mio giudizio.

 

       «2) Siccome questo miserabile corpo fu la cagione per cui offesi tanto il caro mio Dio; così per sua punizione e castigo ne fo ben di cuore un totale sacrificio all’offeso mio Signore. Non solo mi rassegno a discendere nella tomba, ma godo e ringrazio Iddio, che mi abbia dato questo mezzo di pagarne la pena. Tra quelle ceneri, che di me rimarranno nel sepolcro, con quelle ossa, che parleranno per me, confesserò fino al giorno estremo della mia risurrezione, che giusto fu il Signore, e giusta la sentenza che mi ha condannato a morire.

 

       «3) Ringrazio tutti i miei parenti, compagni ed amici della carità che mi hanno usato nel sopportare i miei difetti, come li ringrazio di tutti i favori e di tutte le assistenze, che ebbero la bontà di prestarmi. Dimando loro perdono della mala mia corrispondenza e degli scandali loro dati. Li prego a continuarmi la carità delle loro preghiere, e nel separarmi da essi porto la ferma speranza di rivederli un giorno tutti quanti e di bel nuovo abbracciarli in quel santo Paradiso.

 

       «4) Avendo voluto Iddio nella sua imperscrutabile Provvidenza che io avessi ad amministrare e disporre nel mio stato di temporali interessi, io gli dimando sinceramente perdono, se non ne avessi fatto quell’uso, che Egli aspettava da me. Egli solo è il padrone, io rimetto nuovamente ogni cosa nelle sue mani. Le disposizioni che ho fatte o sarò per fare intendo siano tutte alla maggior sua gloria, e frattanto in quel po’ di vita, che avrà ancor a rimanermi sulla terra, quanto potrò risparmiare dai miei bisogni è mia ferma e decisa volontà d’impiegarlo totalmente in opere del Signore, disposto pur anche, anzi desideroso di spogliarmene affatto fino da questo punto, qualora Iddio lo volesse, e solo lo gradisse da me.


 




1 Cf S. Giuseppe Cafasso, Homo Dei. Per la vita e il ministero sacerdotale (Torino, L. I. MEDITAZIONE C. E., 1947, pp. 350-354).




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