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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
31.
GESÙ NEL PRESEPIO
(PB 6, 1942, 509-514)
I. MEDITAZIONE
1. Il presepio è scuola di verità.
[422] 1. Il presepio è scuola di verità. – È veramente notevole il numero dei buoni Sacerdoti. È un buon Sacerdote quello che stima grandemente la meditazione, l’esame di coscienza e la visita al SS. Sacramento; quello che, vivendo la propria vocazione, si infiamma di zelo per le anime; quello che, considerando la brevità della vita, è affamato ed assetato di giustizia; quello che realmente mortifica se stesso, prende la sua croce e segue Gesù. Il buon Sacerdote lavora seriamente per la sua emendazione, e per il quotidiano profitto, sotto la guida di un sapiente e pio direttore.
[423] Il Bambino Gesù, pur tacendo, insegna, dal presepio, molte cose al pio Sacerdote e specialmente l’umiltà, la povertà e la pazienza.
Insegna l’umiltà. Considera le parole che S. Paolo apostolo dice di questo Bambino: «Poiché egli, sussistendo nella natura di Dio, non stimò di dover ritenere come preda gelosa l’essere in uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso prendendo la natura di schiavo, divenendo simile agli uomini» (Fl 2,6 s.). Questa è l’umiltà di abiezione: impariamo ad abbassare noi stessi. S. Gregorio il Grande dice: «Sarebbe difatti intollerabile
imprudenza, che, dove la Maestà si annichilò, quivi un vermiciattolo si gonfiasse ed inorgoglisse». Per noi annientarsi consiste nel non cercare la nostra gloria ma soltanto la gloria di Dio; consiste nell’attribuire il bene che abbiamo non a noi ma a Dio, consiste nel non venire meno di animo a causa delle tribolazioni; consiste nel rallegrarci di ogni tribolazione come di ben meritata pena: «Sono inondato di gioia in mezzo a tutte le nostre tribolazioni» (2Cr 7,4); consiste nel riconoscere i nostri errori e peccati.