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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Gli scritti dell’apostolo devono essere «Verità»

L’apostolo della stampa non si propone di comporre opere scientifiche o letterarie, per se stesse, non di divulgare idee proprie o di altri uomini, ma egli mira esclusivamente a divulgare le verità rivelate quali ci sono date dalla Chiesa, e quanto a queste verità conduce o ne è irradiazione. E ciò fa o col moltiplicare le edizioni della Bibbia stessa o col commentare, spiegare, diluire le verità in essa contenute.

Ne segue per lui la necessità di apprendere il linguaggio divino per trasfonderlo nelle sue opere, le quali saranno tanto efficaci in quanto, invece di parlare lui, farà parlare Dio, poiché, lo afferma l’Apostolo: «La parola di Dio è viva ed efficace ed è più efficace e più affilata di qualunque spada a due tagli; e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, ed anche delle giunture e delle midolla, e scruta i pensieri e le intenzioni del cuore, e non vi è cosa creata che resti invisibile davanti a lui».2

In una sala di redazione il migliore ornamento


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è il quadro degli Evangelisti; il migliore segno ed oggetto di culto è un Vangelo aperto là dove si dice: «Semen est verbum Dei»;3 il più prezioso libro di consultazione è una Bibbia corredata da ampi commenti dei Padri e dei Dottori della Chiesa.

Ma questo non è ancora sufficiente. Deve lo scrittore stesso essere penetrato del contenuto del libro divino per poterlo trasfondere! E vi giungerà se avrà la costanza di fare, della Bibbia, la sua lettura e la sua meditazione quotidiana, sotto la guida della Chiesa. Ciò non per semplice passatempo o per curiosità, ma con animo di figlio che vuole sentire ed assecondare con pieno cuore il suo Padre Celeste. Come i Padri della Chiesa, i Padri del deserto, i Santi, in ginocchio, con la sottomissione dello spirito, con la volontà fermamente stabile nell’obbedienza a Dio, con la beata speranza del suo regno e della sua gloria in lui e nel mondo intero.

L’animo suo allora acquisterà a poco a poco il delicato e meraviglioso sapere dell’adorabile parola di Dio in modo che, senza avvedersene, la trasfonderà nei suoi scritti.

Il libro divino potrà servire all’apostolo come lettura spirituale, come mezzo di raccoglimento e di elevazione nelle visite al Ss. Sacramento, come il principale libro di meditazione,


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come l’oracolo divino da consultare in tutti i bisogni spirituali, di apostolato e sociali.

Non si danno per questo regole particolari. Ma per chi volesse stabilirsi un ordine, si consiglia di seguire quello della Liturgia e del Breviario Romano, dividendo la materia in modo che la Bibbia possa essere letta tutta nel corso di un anno.

Coloro che recitano il divino ufficio troveranno in questo modo un appoggio; e gli altri il beneficio particolare di sentirsi ancora uniti, per mezzo di questa lettura, alla preghiera pubblica della Chiesa.

E tutti impareranno da Dio stesso il modo di scrivere per le anime.




2  Eb 4,12s.



3  Lc 8,11. * «Il seme è la parola di Dio».






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