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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
III. MEDITAZIONE
1. Mediterò le parole di Gioele.
[549] 1. Mediterò le parole di Gioele: «Convertitevi ora, dice il Signore, tornate a me con tutto il vostro cuore, nel digiuno, nelle lacrime, nei sospiri. Lacerate i vostri cuori e non le vostre vesti; tornate al Signore Dio vostro, che è benigno e misericordioso, paziente e ricco di clemenza» (Gl 2,12 s.). E così pure le parole del Vangelo: «Se voi non fate penitenza, perirete tutti nello stesso modo» (Lc 13,5), ed altre: «Fate adunque penitenza e convertitevi, affinché siano cancellati i vostri peccati” (At 3,19). «La penitenza fu sempre necessaria per tutti gli uomini che in qualche modo si macchiarono di peccato mortale, per riacquistare la grazia e la giustizia” (Concilio Tridentino, sess. 14, cap. 1. - Denzinger n. 894). Nella confessione settimanale, mensile ed annuale degli esercizi spirituali, confesserò perciò con diligenza i peccati che ho commesso.
Il pastore accoglie con bontà le pecore smarrite, specialmente perché anche lui attingerà da questo salutarissimo sacramento grazia e vita.
Questo sacramento è a perdono dei peccati e nello stesso tempo a rimedio dell’infermità. «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,29), non solo perché rimette i peccati commessi, ma anche perché impedisce le ricadute. Il Signore Gesù trattando con l’adultera la interroga: «Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Nemmeno io ti condannerò: va’, e d’ora in poi non peccar più» (Gv 8,10 s.). Questi due effetti del sacramento devono essere assai meditati.
Da questa meditazione ricaverò il proposito fermo di accostarmi alla confessione almeno una volta alla settimana, anche per usarne come medicina delle infermità spirituali, affinché non pecchi nel futuro.