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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
3. Mediante la benedizione si chiede l’aiuto di Dio.
[623] 3. Mediante la benedizione si chiede l’aiuto di Dio a favore della persona, della cosa, del luogo, affinché diventino degne ed atte al culto di Dio, e possano venire rettamente usate a servizio di Dio. Giova considerare perciò quello che il Rituale Romano dice riguardo alle benedizioni.
Può impartire le varie benedizioni qualsiasi Sacerdote; sono escluse quelle riservate al Romano Pontefice, ai vescovi o ad altri. Se il Sacerdote dà una benedizione riservata, senza averne avuta licenza, la benedizione è illecita, ma valida, a meno che, nella riserva, la Santa Sede non abbia determinato diversamente. I diaconi ed i lettori possono dare validamente e lecitamente soltanto quelle benedizioni che dal diritto vengono esplicitamente loro permesse. Le benedizioni, sia costitutive sia
invocative, sono invalide se non si osserva nell’impartirle la formula prescritta dalla Chiesa. Le benedizioni devono prima di tutto darsi ai cattolici; possono essere impartite anche ai catecumeni, anzi, quando non vi è la proibizione della Chiesa, possono anche essere impartite agli acattolici, al fine di ottenere ad essi il lume della fede, e con la fede anche la sanità corporale. Le cose benedette con una benedizione costitutiva, devono essere usate con riverenza, e non per uno scopo profano o disdicevole, e ciò anche se sono in possesso di un privato.
[624] La benedizione di quelle sacre suppellettili, che, a norma delle leggi liturgiche, devono venire benedette prima di essere usate allo scopo a cui sono destinate, la possono impartire: a) I cardinali della Chiesa Romana e tutti i vescovi; b) Gli ordinari del luogo, che non sono vescovi, per le chiese e gli oratori del proprio territorio; c) I parroci, per le chiese e gli oratori posti nel territorio della loro parrocchia, ed i rettori delle chiese per la loro chiesa; d) I Sacerdoti delegati dall’Ordinario del luogo, nei termini della delega e della giurisdizione del delegante; e) I superiori religiosi ed i Sacerdoti dello stesso istituto da essi delegati, per le chiese ed oratori proprii, e per le chiese di monache loro soggette.
In ogni benedizione data fuori della Messa, il sacerdote faccia uso almeno del rocchetto e della stola del colore conveniente al tempo; eccetto il caso che sia disposto altrimenti. Si benedica sempre stando in piedi, ed a capo scoperto. In principio di ogni benedizione, se non è prescritto diversamente, si dica: «Il nostro aiuto è nel nome del Signore». «Il quale ha fatto il cielo e la terra». «Il Signore sia con voi». «E col tuo spirito». Si recitino poi le preghiere proprie, una o più, come è notato nel Rituale. Si asperga in seguito la cosa con acqua benedetta, e, se è prescritto, la si incensi anche, senza dire nulla. Quando il Sacerdote deve benedire qualche cosa sia accompagnato dall’inserviente che porta il secchiello dell’acqua benedetta e l’aspersorio; ed abbia il Rituale od il Messale. Si abbia cura di non mettere, affine di benedirla, qualche cosa di sconveniente sull’altare,
come sono ad esempio le cose commestibili. Queste cose si pongono sopra un tavolino, preparato in luogo adatto.
Attendiamo l’ultima benedizione che ci verrà data dal Signore nostro Gesù Cristo, quando, nel giudizio finale, ci dirà: «Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi» (Mt 25,34). Più facilmente ciascun pastore meriterà quella benedizione, se spesso e devotamente avrà benedetto ed avrà ricevuto benedizioni.
Ricordi ciascun Sacerdote le parole a lui indirizzate dal vescovo nel giorno della sacra ordinazione: «Il Sacerdote deve offrire e benedire»; e queste altre: «Degnati o Signore, consacrare e santificare queste mani mediante questa unzione e la nostra benedizione... affinché tutto ciò che benediranno sia benedetto, e sia consacrato e santificato tutto ciò che consacreranno” (Pontificale Romano, De ordinatione Presbyteri).